Inflazione USA al terzo rialzo. Un problema in più per l’Europa. Stamattina il ministro Tajani a Mattino5: «Spero che la Bce tagli i tassi»
Le aspettative dei mercati e della Fed, in merito all’andamento dell’inflazione americana, sono andate deluse. L’inflazione negli Stati Uniti non accenna a scendere, allontanando ancora il taglio dei tassi da parte della Fed, e, ciò che è peggio per l’Europa, quelli della Bce che oggi ha deciso in merito: il Bureau of Labor Statistics Usa ha annunciato, infatti, che a marzo i prezzi sono aumentati dello 0,4%, ripetendo il dato di febbraio. Rispetto ad un anno fa la variazione è stata del 3,5% in aumento rispetto al +3,2% di febbraio. Si tratta del terzo rialzo consecutivo, che sbaraglia le stime di mercato per un +3,4% annuale e un +0,3% mensile. Così, il taglio dei tassi – tenuti molto alti fino ad oggi proprio per frenare l’impennata dell’inflazione, a cui abbiamo assistito dalla fine della pandemia in poi, acuita anche dalla guerra in Ucraina – potrebbe avvenire a settembre anziché a giugno, come sarebbe piaciuto ai mercati. Tant’è che Wall Street ieri ha chiuso in rosso. Di conseguenza, in rosso sono scivolati anche i listini europei, dopo la prima parte della seduta incerta a causa dell’inflazione Usa e in attesa delle decisioni dalla Bce in merito. D’altronde, la Federal Reserve, e in generale tutte le banche centrali come la Bce, hanno perseguito in questo ultimo anno l’obiettivo di riportare l’asticella al 2%, ma l’inflazione si sta dirigendo verso il 4%. Infatti, la Bce, proprio oggi, ha deciso di rinviare alla prossima stima il taglio dei tassi di interesse, nonostante l’inflazione in Europa sia in calo. Quindi, tassi di interesse confermati nell’area euro (4,50%, al 4,75% e al 4,00), ma con un esplicito segnale a operare un taglio a breve termine. Sempre inflazione permettendo.