La minaccia di Teheran: «Israele sarà punito»

«Non sono d’accordo con il suo approccio», ha detto il presidente statunitense, Joe Biden, riferendosi al premier israeliano Benjamin Netanyahu nell’ambito della guerra a Gaza, in un’intervista a Univision, in cui ha rimarcato l’urgenza di una tregua che consenta «per le prossime sei, otto settimane l’accesso totale a tutto il cibo e le medicine». Dall’altro lato una lettera, pubblicata un paio di giorni fa, sul Washington Post e su Le Monde a firma del presidente francese Emmanuel Macron, di quello egiziano Abdel Fattah al-Sisi e del re di Giordania Abdullah II, in cui si chiede un cessate il fuoco permanente e incondizionato tra Israele e Hamas. Eppure, nonostante gli appelli internazionali, lo stesso Netanyahu ha ribadito l’intenzione di entrare a Rafah, operazione militare che da settimane gli Stati Uniti stanno tentando di scoraggiare. C’è anche la questione Iran, le cui tensioni con Israele restano altissime. Il ministro degli Esteri israeliano ha oggi avvertito via social che in caso di attacco da parte di Teheran dal suo territorio, le truppe israeliane risponderebbero direttamente in Iran. In precedenza, la Guida suprema dell’Iran, l’ayatollah Ali Khamenei, aveva minacciato proprio Israele: «Il malvagio regime di Israele, che ha commesso un errore attaccando i locali del consolato iraniano a Damasco, sarà sicuramente punito perché le sedi diplomatiche di paesi di tutto il mondo sono considerate territorio di quei paesi e l’attacco israeliano è stato in realtà un attacco contro il territorio iraniano».