Ieri il premier israeliano ha parlato di «data fissata» per Rafah

«Completeremo l’eliminazione dei battaglioni di Hamas, anche a Rafah. Non c’è forza al mondo che ci fermerà. Ci sono molte forze che tentano di farlo, ma non aiuterà, perché questo nemico, dopo quello che ha fatto, non lo farà più». Così il premier israeliano Benjamin Netanyahu, parlando ad un corso di addestramento per le nuove reclute. Netanyahu ha perciò confermato l’operazione a Rafah, per cui nelle scorse ore, aveva sottolineato dopo alcune pressioni interne che «c’è una data per l’ingresso» (su cui gli Usa restano contrari). Nell’intervento di oggi, il premier israeliano ha pure aggiunto che Hamas «fa parte dell’Asse del male iraniano che mira a distruggere Israele. Quando sconfiggiamo Hamas non stiamo sconfiggendo solo la fazione, ma l’Asse». Il portavoce militare di Israele ha riferito che è stata completata «un’estesa esercitazione» al confine nord con il Libano, in cui sono stati considerati «vari scenari dalla difesa dell’area, all’evacuazione dei feriti sotto il fuoco e quelli di assalto e attacco» per essere «pronto a tutte le minacce nemiche di colpire i cittadini di Israele e il suo territorio». Sullo sfondo, tra le minacce, resta l’Iran, che intende rispondere agli attacchi in Siria alle sue strutture diplomatiche. «Abbiamo inviato un messaggio agli Stati Uniti, dopo il recente attacco israeliano all’annesso consolare iraniano a Damasco, e abbiamo sottolineato che, in quanto sostenitore totale del regime sionista, Washington ha la responsabilità diretta per i crimini e le azioni folli di Israele», ha detto il ministro degli Esteri iraniano, Hossein Amirabdollahian, in un incontro con il presidente siriano Bashar al-Assad a Damasco ieri, come riporta l’agenzia di stampa Irna. Tuttavia, stando a fonti vicine all’intelligence Usa citate dalla Cnn, Teheran potrebbe non colpire direttamente Israele, ma tramite gruppi miliziani nella regione.