Ben-Gvir: «Senza attacco a Rafah, Netanyahu a rischio»

La decisione di ritirare le truppe dal sud di Gaza, lasciando la città di Khan Younis, si è trasformata in una nuova ragione di pressioni interne per il premier israeliano Benjamin Netanyahu. Dopo la richiesta del ministro del gabinetto di guerra, Benny Gantz, alcuni giorni fa, di anticipare il voto a settembre, a fare la voce grossa stavolta è stato il ministro della sicurezza nazionale, Itamar Ben-Gvir. «Se Netanyahu decide di porre fine alla guerra senza un attacco esteso a Rafah per sconfiggere Hamas, non avrà il mandato per continuare a servire come primo ministro», ha dichiarato il ministro su X. In realtà Netanyahu ha più volte detto che non è in dubbio un intervento militare a Rafah e nelle ultime ore è stato ribadito che il ritiro dal sud non compromette l’eventuale operazione. Come hanno riferito fonti dell’Idf poi riprese dai media internazionali, con la decisione di lasciare Khan Yunis viene avviata la terza fase della guerra, cominciata a ottobre dopo l’attacco di Hamas, che sarà più orientata a raid mirati. Sul fronte diplomatico non si evidenziano progressi alla ripresa dei negoziati nel fine settimana al Cairo e la delegazione di Hamas avrebbe lasciato la capitale dell’Egitto, stando a quanto riportato da alcuni organi di informazione. Nelle scorse ore l’emittente saudita Al-Sharq ha riferito che il direttore della Cia, William Burns, ha proposto di fermare tutte le ostilità durante l’Eid al-Fitr, la festa con cui i musulmani celebrano la fine del Ramadan.