Israele chiude circa 30 ambasciate dopo minacce Iran

Quello di Joe Biden è stato un vero e proprio avvertimento rivolto al premier israeliano, Benjamin Netanyahu. La telefonata tra i due leader è stata descritta dai media internazionali come molto «dura», soprattutto alla luce della morte dei sette operatori umanitari di World Central Kitchen, avvenuta lunedì a seguito di un attacco nell’ambito del conflitto con Hamas. Circostanza di cui Netanyahu ha riconosciuto la responsabilità delle forze israeliane – nelle ore successive è stato l’Idf ad ammettere l’errore –, con Biden che ha sottolineato «la necessità che Israele annunci e attui una serie di passi specifici, concreti e misurabili per affrontare i danni civili, le sofferenze umanitarie e la sicurezza degli operatori umanitari». «La politica degli Stati Uniti rispetto a Gaza – ha poi ribadito il presidente americano secondo il resoconto della Casa Bianca – sarà determinata dalla valutazione dell’azione immediata di Israele». Da parte sua, World Central Kitchen ha osservato che le scuse dell’Idf «rappresentano una magra consolazione» e ritiene che sia necessario «un cambiamento sistemico per evitare altri fallimenti militari». Ad ogni modo un primo effetto della telefonata Biden-Netanyahu si è tradotto nella riapertura del valico di Erez, importante snodo per il passaggio dei convogli umanitari. Quanto alle minacce iraniane dopo il raid in Siria contro le strutture diplomatiche di Teheran, Israele – come hanno confermato i media locali – ha chiuso quasi 30 ambasciate nel mondo per paura di possibili attacchi, tra cui la sede di Roma.