Passi avanti verso la riforma costituzionale per l’elezione diretta del Primo Ministro
di Francesco Paolo Capone, Segretario Generale UGL

Sono state approvate ieri dalla Commissione Affari costituzionali del Senato le modifiche impostate dal governo all’articolo 3 del ddl per l’introduzione del Premierato, sciogliendo così alcuni nodi che erano rimasti irrisolti e facendo compiere passi in avanti ad una riforma costituzionale che potrebbe riscrivere la politica italiana. Da un lato assicurando una maggiore stabilità e governabilità, cosa tutt’altro che irrilevante ai fini pratici della capacità di realizzazione di iniziative a lungo termine nei vari ambiti dell’azione del governo, dalle politiche sociali a quelle industriali, da quelle infrastrutturali ed energetiche a quelle fiscali e così via. Dall’altro, elemento forse ancora più importante, consentendo un legame diretto fra volontà degli elettori e potere Esecutivo, cancellando finalmente quelle alchimie di palazzo troppo azzardate che hanno contribuito, specie negli anni recenti, alla disaffezione di molti cittadini alla politica, come dimostra l’alto tasso di astensionismo alle elezioni. I punti sui quali è stato trovato un accordo sono diversi. Innanzitutto il tetto dei due mandati consecutivi per il Premier, tranne nel caso in cui «abbia ricoperto l’incarico per un periodo inferiore a sette anni e sei mesi», situazione nella quale sarebbe possibile un terzo mandato. La decisione di rimettere la quantificazione del premio di maggioranza alla legge elettorale, che il ministro Casellati vorrebbe impostare dopo l’approvazione in prima lettura della riforma. L’ipotesi, perché questo resta uno dei punti maggiormente dibattuti, è quella di fissare una soglia non inferiore al 40%, che una coalizione ed il premier di riferimento dovrebbe raggiungere per vincere le elezioni e poi l’attribuzione di un premio che consenta la governabilità, quindi non inferiore alla metà dei seggi più uno. Due soglie, quindi, da stabilire, e poi decidere cosa potrebbe accadere nel caso in cui nessuna coalizione arrivasse al 40% delle preferenze, ipotesi molto improbabile ma da considerare per ottenere un nuovo articolo 92 della Costituzione compiuto ed applicabile in ogni circostanza, e si profila in questo caso la possibilità del ballottaggio. Altro elemento approvato ieri, l’introduzione della possibilità di revoca dei ministri. Alcuni punti, anche importanti, restano nel complesso da decidere, ma un’accelerazione sulla riforma costituzionale c’è stata verso un nuovo metodo di elezione del Premier di cui il Paese ha urgente bisogno.