Secondo il premier, per costruire la pace non servono «i sentimenti e le buone parole», ma «impegno, sacrificio»

«La pace non si costruisce con i sentimenti e le buone parole, la pace è soprattutto deterrenza e impegno, sacrificio». Così il presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, si è rivolto al contingente italiano in Libano. Parole che valgono sempre, ma acquistano maggior valore dati i tempi che stiamo attraversando, dove alcune guerre, come quella in Ucraina e in Medio Oriente, al momento confinate nelle rispettive regioni, rischiano di allargarsi, coinvolgendo altri attori. Inclusi i Paesi occidentali. «Voi non ci siete durante le feste con la famiglia, non ci siete per i vostri amici, i vostri fidanzati e fidanzate, mogli e mariti: rinunciate a tutto per garantire quella pace di cui tanti, soprattutto in questo momento, si riempiono la bocca seduti comodamente dal divano di casa loro. Perché la pace non si costruisce con i sentimenti e le buone parole, la pace è soprattutto deterrenza e impegno, sacrificio», ha detto il premier. Che poi ha osservato: «Sono giorni difficili in Medio Oriente, in Europa, nel mondo. Quando c’è un incendio il rischio è sempre lo stesso, che le fiamme volino velocemente da un albero all’altro e non si riescano a domare. Noi dobbiamo fare tutto il possibile per evitare il rischio e voi siete il fossato, la barriera di sabbia che aiuta a non far progredire l’incendio».