di Francesco Paolo Capone, Segretario Generale UGL

Un articolo apparso oggi su Panorama spiega che in Italia c’è un calo sistemico di vocazione al lavoro nel mondo della sanità, nonostante la richiesta crescente determinata dall’andamento demografico e quindi dall’invecchiamento della popolazione. Una ricerca Korian ed Ipsos conferma, infatti, che l’interesse dei giovani tra i 16 ed i 20 anni nei confronti delle professioni sanitarie è al 42%, una media più bassa rispetto a quella europea. A causa di fattori scoraggianti come la mole di lavoro, la flessibilità oraria ed il salario, giudicato troppo basso. Criticità alle quali aggiungere, poi, anche la maggiore esposizione alle malattie ed il rischio di subire aggressioni. Fra le professioni sanitarie più ambite ci sono quelle legate alla salute mentale (66%), paramediche (61%) e mediche (60%). In fondo alla classifica la professione infermieristica (49%) e da operatore sociosanitario (45%). Sappiamo, invece, quanto ci sia bisogno di tutte queste professionalità e perciò è senz’altro è necessario puntare sulla formazione aumentando i posti nelle università e su una migliore retribuzione. Occorre anche disinnescare il pericolo delle aggressioni, che attualmente si colloca all’interno di un circolo vizioso: le carenze di organico determinano lungaggini per i pazienti, quindi esasperazione e, in casi esecrabili, aggressioni. Di conseguenza c’è minore interesse ad intraprendere le professioni sanitarie, data la situazione disagevole per operatori ed utenti della Sanità. In questo contesto così complesso e che per essere risolto richiede una vasta gamma di investimenti e di riforme, va nella giusta direzione l’approvazione della legge che introduce la procedura d’ufficio e quindi la denuncia obbligatoria per chi compie atti intimidatori e violenti nei confronti degli operatori sanitari, nell’auspicio che questa norma, introdotta in Gazzetta Ufficiale, abbia effetti concreti di deterrenza. Una misura giusta, come era stato anche l’inasprimento delle pene per questi atti di inciviltà. Sarebbero però necessarie, come dichiarato anche dai nostri rappresentanti di Ugl Salute, anche ulteriori misure, in un pacchetto articolato, che preveda, ad esempio, la presenza in tutte le strutture ospedaliere di posti di pubblica sicurezza operativi 24 ore su 24, di pulsanti anti aggressione collegati con le sale mobili delle forze dell’ordine, non escludendo il possibile utilizzo di bodycam per il personale, il tutto assieme ad attività di sensibilizzazione dei cittadini sul ruolo sociale dei professionisti del settore, per diffondere maggiore consapevolezza e rispetto. Infine andrebbero inseriti nella formazione degli operatori sanitari anche dei corsi base di autodifesa, per una prima tutela in caso di aggressione. La Sanità è essenziale per la vita civile del Paese ed il ruolo degli operatori va valorizzato e difeso, nell’interesse di tutti noi.