Ieri il ritiro della delegazione israeliana dai negoziati di Doha

Con il ritiro della sua delegazione dai negoziati di Doha, decisione avvenuta a seguito dell’irrigidimento di Hamas sulle proprie posizioni in forza della recente approvazione della risoluzione Onu che chiede il cessate il fuoco a Gaza, Israele ha di fatto lanciato un messaggio forte e chiaro alla comunità internazionale circa le sue intenzioni nell’ambito del conflitto. Secondo fonti egiziane citate dal media pro-Hezbollah, Al-Akhbar, Israele starebbe anzi preparando l’operazione militare a Rafah – ipotesi mai abbandonata dal governo israeliano e più volte ribadita dal premier Benjamin Netanyahu su cui gli Stati Uniti continuano a manifestare contrarietà – per dopo l’Eid al-Fitr, la festa di tre giorni che segue il Ramadan e termina intorno alla metà di aprile, o al più tardi all’inizio di maggio. L’operazione verrebbe anticipata dall’evacuazione della popolazione civile rifugiata nella città. Secondo le fonti, l’Egitto sarebbe molto preoccupato dall’eventuale intervento israeliano per la possibilità di escalation in tutta la regione. Ad ogni modo oggi il Consiglio di guerra israeliano è stato convocato per decidere sulle risposte da dare ad Hamas sull’accordo sullo scambio di prigionieri, secondo il quotidiano Yedioth Ahronoth. La riunione è in programma in serata, ma dai negoziati non sono emerse grandi novità. Le richieste di Hamas continuano a basarsi su cinque punti: il cessate il fuoco, il ritorno incondizionato degli sfollati, ritiro dell’esercito di israeliano da Gaza, ingresso di aiuti e materiali di soccorso e ricostruzione. Questioni che, in alcuni casi come il ritiro dell’esercito, Israele ha già rifiutato nelle ultime settimane.