di Francesco Paolo Capone, Segretario Generale UGL

Sulla base di un’indagine interna relativa al II semestre 2023, realizzata dall’Ufficio Studi di Confapi, veniamo a sapere che il 62,61% delle piccole e medie industrie ha difficoltà a reperire figure professionali rispetto ai fabbisogni aziendali. Quali figure? Operai specializzati (48,75%), tecnici (31,46%), manodopera in generale (20%), informatici (9,17%) e figure apicali come manager o dirigenti (7,09%).
Siamo, in questo caso, ben oltre il dato di Unioncamere-Anpal, reso noto a gennaio di quest’anno, che per il 2023 in tema di mismatch tra domanda e offerta di lavoro ha rilevato che su 5,5 milioni di contratti di lavoro necessari alle imprese, per il 45,1% è stato difficile reperire il personale. Tasso di difficoltà medio, che nell’industria è del 52,7%, nei servizi del 42,1%. Soltanto una settimana fa, le aziende milanesi avevano reso note le difficoltà legate alla ricerca di personale. Gli annunci riservati a operai specializzati e conduttori d’impianti sono 30 mila, quasi il 10% del totale. Con particolare riferimento alla Città di Milano si registra una media di 4 candidati introvabili su 10. Le maggiori criticità riguardano, ancora una volta, operai specializzati e conduttori. Nonché i cosiddetti specialisti, circa 80 mila in tutto gli annunci. Ben il 52% delle ricerche non va a buon fine. Tali difficoltà rivelano un enorme potenziale inespresso, per mancanza di orientamento e adeguata formazione, e specializzazione, un punto sul quale noi dell’UGL non smetteremo mai di battere.
A fronte di tutto ciò, desta sconcerto l’atteggiamento di un partito, il M5s, che continua su molti temi cruciali a porre ostacoli, a impedire cambiamenti, richiesti peraltro non soltanto da una visione politica, che legittimamente può essere diversa da quella del governo in carica o di altri partiti, ma che soprattutto diverge da un principio di realtà.
Il M5s ha annunciato di aver presentato oltre 600 emendamenti al ddl Valditara sulla riforma scolastica degli istituti tecnici-professionali, perché, oltre ad essere stata bocciata da tutti i sindacati – ma non è vero, non dall’Ugl! – e dal Consiglio Superiore della Pubblica Istruzione, porrebbe la Scuola in una condizione di totale subalternità al mondo delle imprese.
Diventa sempre più essenziale, per non dire vitale, uscire da visioni ottocentesche e conflittuali, come ad esempio quella del rapporto tra lavoro e impresa, una rivoluzione possibile solo attraverso la Partecipazione dei lavoratori agli utili e alle scelte dell’impresa (art. 46 Cost), e favorire una revisione del rapporto tra Scuola e Impresa, nonché Territorio, affinché le occasioni offerte dal mercato del lavoro italiano, non rispondenti ai rispettivi profili professionali in troppi casi desueti, non inducano altri giovani e altri connazionali ad abbandonare la nostra Nazione per cercare miglior fortuna altrove.