Le sfide per il futuro del mondo produttivo e delle relazioni industriali
di Francesco Paolo Capone, Segretario Generale UGL

Un’analisi del presidente di Fondazione Adapt, Francesco Seghezzi, pubblicata oggi sul Sole 24 Ore, descrive i mutamenti in atto nel mondo del lavoro italiano come conseguenza delle trasformazioni non solo della produzione, ma anche della società e della composizione demografica del Paese. Il lavoro è cambiato, con la digitalizzazione soprattutto, e si è assottigliato il confine fra lavoro autonomo e dipendente. La società è cambiata, specie dopo la pandemia, con maggiore attenzione verso gli elementi extra-economici dell’occupazione: flessibilità oraria, conciliazione, welfare aziendale, percorso di carriera. Infine, elemento spesso sottovalutato, è cambiata la demografia: la generazione, la più cospicua nella storia italiana, quella dei baby boomer, ovvero i nati tra il 1946 e il 1964, entro il 2030 si sarà completamente ritirata dal lavoro attivo e la forza lavoro appartenente alle generazioni successive è numericamente inferiore, dato il trend di decrescita della popolazione. Insomma saranno di più i pensionati che le persone disponibili a prendere il loro posto, specie nelle professioni a maggiore valore aggiunto per le quali sarà complesso trovare forza lavoro anche tra gli stranieri immigrati in Italia. Per rendere attrattivo un posto di lavoro, per italiani e stranieri qualificati, quindi, sarà sempre più necessario uno sforzo da parte delle imprese, in termini economici ed organizzativi, mediante un maggiore coinvolgimento dei dipendenti, così spiega Seghezzi. Uno sforzo sia in termini di retribuzione che, forse ancor di più, di gestione del tempo, formazione continua, evoluzione della carriera e così via, dato che queste sono le necessità maggiormente avvertite dalle nuove generazioni di lavoratori. Il maggiore rischio, continua l’articolo, è quello di un’atomizzazione dei rapporti di lavoro, sempre più individualizzati, in un contesto nel quale “i lavoratori si sentono pedine intercambiabili e dove sia loro che le imprese hanno l’unico interesse ad estrarre íl maggior valore possibile, spesso senza prospettive di medio-lungo termine”. Un antidoto a questo problema consiste nell’introduzione, mediante regole comuni sia di legge che per Ccnl, di forme di partecipazione dei lavoratori alla gestione delle imprese, coniugando così la reciproca fidelizzazione tra impresa e lavoratori da un lato e maggiore responsabilizzazione, ma anche maggiore libertà di autodeterminazione dei dipendenti all’interno delle aziende. La partecipazione si rivela, anche in questo caso, la via maestra da percorrere per il lavoro del futuro.

Ultime tappe
Il tour nazionale dell’Ugl sulla partecipazione dei lavoratori alla gestione delle imprese si sta avviando alla conclusione, dopo una serie di eventi organizzati lungo tutta la Penisola per diffondere le idee e le proposte del sindacato su questo tema così importante: ieri ad Aosta ed oggi a Torino, poi l’evento conclusivo di “Lavoro è Partecipazione”, che si terrà a Milano lunedì prossimo, in occasione anche delle celebrazioni per il 74esimo anniversario dalla fondazione della Cisnal, ora Ugl.