di Francesco Paolo Capone, Segretario Generale UGL

La situazione internazionale è particolarmente tesa e l’Ue sta cercando di prepararsi: oggi e domani, infatti, il Consiglio europeo di marzo, solitamente dedicato a temi economici, sarà incentrato su ben altre questioni, ovvero sicurezza e difesa, per impostare decisioni concordate in vista di un futuro che non sembra troppo roseo. «E’ chiaro che non c’è più spazio per le illusioni, il mondo è diventato più pericoloso e l’Ue si deve svegliare: sappiamo che le ambizioni di Putin non si fermano all’Ucraina», così Von der Leyen, temendo un’escalation. Dello stesso tenore le parole del presidente del Consiglio europeo Charles Michel: «Se vogliamo la pace, dobbiamo preparare la guerra». Con una strategia che dovrebbe incrementare la capacità europea di difendersi, ma anche di gestire possibili crisi sociali, preparando i civili alla guerra. Se la decisione di dedicarsi ad una difesa comune europea sembra giusta e necessaria, anche se piuttosto tardiva, resta il senso di inquietudine di fronte a parole tanto gravi e che si collocano dopo le esternazioni di Macron sull’impiego di soldati Nato sul territorio ucraino. La speranza è che si riescano a trovare soluzioni capaci di evitare il peggio, ovvero il precipitare dell’Europa, dopo ottant’anni, in un nuovo conflitto, per di più in un confronto fra blocchi dotati di armi nucleari. Questo clima di tensione crescente si riflette anche sulla nostra società, cresciuta nella pace e forse, in alcuni suoi settori, non del tutto consapevole della grave situazione, ormai particolarmente complicata da risolvere, tanto a Gaza quanto a Kiev, che richiederebbe la massima cautela. Ed ecco reazioni pericolose da parte di chi sembra avere riferimenti valoriali confusi, specie dopo la crisi internazionale in corso. Come il giovane studente liceale romano che assisteva insieme ai suoi compagni alla seduta dell’Aula del Senato, mentre erano in corso le comunicazioni del presidente del Consiglio, e che ha mimato una pistola indirizzata contro la Premier Meloni. Per il suo essere di destra, forse, dato che, dal punto di vista della politica internazionale, l’appoggio all’Ucraina aggredita e l’obiettivo dei due popoli e due Stati in Medio Oriente sono posizioni comuni ad entrambi gli schieramenti. Oppure la reazione scomposta del Sindaco di Bari De Caro, che ha parlato di “atto di guerra” per definire la decisione di Piantedosi di nominare, un atto quasi dovuto, una commissione ministeriale per accertare eventuali infiltrazioni criminali nel Comune di Bari a causa di un’imponente inchiesta in corso da parte della DDA barese sulle connessioni fra mafia e politica. Oggi, fra l’altro, è il giorno in cui si ricordano le vittime di mafia. Misurare gesti e parole, perché poco lontano dai nostri confini, e speriamo di restarne al riparo, sono in atto guerre vere ed in questo contesto la coesione sociale ed il rispetto delle nostre Istituzioni sono ancor più essenziali.