di Francesco Paolo Capone, Segretario Generale UGL

Quando la destra politica, sociale e culturale per anni ha lamentato la diffusione, a sinistra, del virus dell’intolleranza, la reazione è stata spesso denigratoria. Un problema sottovalutato, derubricato al “solito vittimismo” e, invece, molto concreto. L’intolleranza va infatti arginata da subito per non farla propagare, per non generare una democrazia dai confini sempre più stretti, al punto da considerare indegno di parlare chi sia, per un motivo o per l’altro, al di fuori dei valori considerati accettabili dal mondo degli autoproclamati “giusti”. Per questo sarebbe stata necessaria una presa di posizione chiara e netta da parte di tutti, ad esempio, quando, al Salone del Libro di Torino dello scorso anno, veniva impedito di parlare ad Eugenia Roccella, che si trovava lì, tra l’altro, non per discutere di politica, ma per presentare un suo libro personale ed autobiografico. Un caso eclatante perché aveva come bersaglio un ministro della Repubblica, un esponente delle Istituzioni, dalle idee legittime e del tutto democratiche, però diverse da quelle dei contestatori. Non certo un episodio isolato, se ne ricordano diversi. Forse quello più significativo avvenne nel 2007, quando, dopo l’invito del Rettore della Sapienza all’allora Papa Benedetto XVI ad inaugurare l’anno accademico, le proteste dei gruppi di facinorosi che volevano impedirgli di parlare furono tali da convincere il Pontefice a declinare l’invito. Finché gli obiettivi degli estremisti sono stati membri dell’ambiente conservatore, il mondo politico e mediatico di sinistra, però, non ha avuto molto da obiettare. Ritenendo in fondo giustificabile, se non condivisibile, che alle persone con idee di destra fosse impedito di parlare, non perché si trattasse di personaggi non preparati o portatori di progetti eversivi, ma semplicemente perché il concetto di libertà di parola, come base fondante della democrazia, forse non era stato del tutto compreso e fatto proprio. Ora, però, la situazione politica internazionale ha creato una sorta di cortocircuito all’interno del mondo di sinistra, dove si trovano a convivere posizioni molto diverse in merito alla guerra in Medio Oriente. Ed ecco che la prassi dell’intolleranza da parte delle fazioni più estreme, notoriamente giustificate dai media progressisti, si sta estendendo. Ad essere oggetto delle violenze dei collettivi, fino ad impedirne il diritto di parola, non sono più solo gli “sporchi, brutti e cattivi” di destra, ma anche personaggi notoriamente vicini al Pd con posizioni non ritenute accettabili dalla sinistra estrema sulla guerra tra Israele e Palestina, come i giornalisti Parenzo e Molinari, entrambi contestati duramente negli scorsi giorni. Forse questa vicenda potrà avere esiti positivi, se, finalmente, si comprenderà che che il diritto al libero confronto delle idee va difeso, sempre, anche per chi ci è antipatico, perché, in caso contrario, si crea un pericoloso e replicabile precedente.