di Francesco Paolo Capone, Segretario Generale UGL

La rivoluzione sociale ed economica rappresentata dall’Intelligenza Artificiale va affrontata in modo organico, comprendendo ed utilizzando le tante opportunità di sviluppo offerte da questa nuova tecnologia, evitandone, però, allo stesso tempo, pericoli e distorsioni, dal punto di vista della sicurezza e della privacy, come anche da quello dell’occupazione. La soluzione non può certo essere quella di un rifiuto aprioristico, che sarebbe controproducente oltre che inefficace e rischierebbe di rendere l’Italia dipendente da tecnologie create e regolamentate all’estero. Al contrario la sfida dell’IA va colta e governata correttamente in modo che abbia effetti benefici, cosa che può essere garantita solo attraverso uno sviluppo governato e regolato di questa tecnologia anche in Italia ed in Europa e quindi nel solco dei nostri valori umani e sociali. Sembra, quindi, un passo positivo in questa direzione quanto dichiarato dal Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, che, nel contesto degli incontri per l’Accordo per la coesione tra Governo e Provincia Autonoma di Bolzano, ha annunciato un investimento per un miliardo di euro, tramite Cassa depositi e prestiti, per impostare una via italiana all’IA: «L’intelligenza artificiale è una grande opportunità ma può anche portare grossi pericoli. Per questo ho annunciato questo maxi investimento tramite di Cassa depositi e prestiti: una nazione come la nostra su una materia come questa non può restare indietro, deve riuscire a essere competitiva e creare campioni nazionali». Conciliare, quindi, l’impegno legislativo volto a minimizzarne i pericoli, a livello nazionale, nell’ambito delle regolamentazioni europee per disciplinarne l’uso ed anche nel contesto della presidenza italiana del G7, con un altro sforzo: quello di portare il nostro Paese all’avanguardia in questa nuova tecnologia. Una sfida complessa, ma necessaria, volendo immaginare per l’Italia una prospettiva di modernità e di sviluppo, la crescita economica di questo settore è vertiginosa, e per guidare i cambiamenti e non, invece, subirli, come troppo spesso è avvenuto nel recente passato. Guidare i cambiamenti e quindi dirigerli, anche dal punto di vista della loro impronta etica e sociale. Certo non si tratta di una sfida semplice, tutt’altro. Bisogna partire dal mondo dell’istruzione e della formazione, puntando sulle materie Stem, colmare le troppe lacune infrastrutturali che ancora penalizzano il Paese, inserire l’IA nel complessivo impegno per una rinascita industriale dell’Italia, attraverso riforme strutturali in vari ambiti importanti, investire convintamente nella ricerca. Ma non possiamo, ancora una volta, restare a guardare, con il rischio di dover affrontare i pericoli dell’IA senza coglierne le opportunità ed avere i mezzi per condizionarne in modo positivo e sicuro lo sviluppo.