Direttiva Case Green, l’UE ci riprova. Solo il centrodestra italiano ha votato “no”. Stop alle caldaie a gas nel 2040. Pd, M5S, Avs e Iv hanno votato “sì”

Via libera del Parlamento Europeo, con 370 voti favorevoli, 199 contrari e 46 astenuti, all’intesa politica sulla direttiva sulle “case green”, dopo un complesso negoziato che ne ha ammorbidito i vincoli e garantito flessibilità ai governi per attuarli. Stavolta le misure sono più soft, tuttavia, non sono bastate ai partiti del governo Meloni (Fdi, Lega e Forza Italia) per votare a favore. Il consenso è arrivato della maggioranza degli eurodeputati Popolari, Liberali, Socialisti, Verdi e della Sinistra, nonché di una parte dei non iscritti. A favore della direttiva hanno votato Pd, M5S, Avs e Iv. Per diventare legge, il testo ha ancora bisogno del via libera formale del Consiglio, atteso all’Ecofin del 12 aprile. Cosa comporta il nuovo testo? La direttiva, attenzione, non prevede però fondi appositi, riguarda sia gli edifici pubblici sia privati, lascia “flessibilità” e “autonomia decisionale” agli Stati membri nel definire le strategie di riduzione dei consumi e delle emissioni del settore delle costruzioni e prevede che, entro il 2050, si raggiungano le zero emissioni. Per arrivare all’obiettivo, previsti dei passaggi intermedi: nel 2030 un miglioramento delle classi energetiche abbassando del 16% le emissioni del parco immobiliare; nel 2033, gli edifici pubblici dovranno abbattere le emissioni del 26%; nel 2035, gli edifici privati dovranno ridurre del 22% le emissioni. Tra le conseguenze più indesiderate: non adeguare la propria abitazione a classi energetiche più performanti farà perdere valore di mercato all’alloggio; secondo, per le famiglie italiane si stima una media, per ciascun immobile da ristrutturare e da riqualificare e per un intervento minimo, da 20mila a 55mila euro. Per il presidente dell’Ordine degli Ingegneri di Roma e provincia, Massimo Cerri, «diventa un obiettivo difficile da raggiungere se immaginiamo di fare ricorso esclusivamente ai risparmi di famiglia». E peraltro al momento non si prevede alcuna forma di sostegno economico nella direttiva. Il vicepremier e ministro dei Trasporti, Matteo Salvini, su X ha detto che si tratta della «ennesima follia europea. Grazie all’impegno della Lega e del gruppo ID, erano già state fermate alcune delle eco-follie volute dai burocrati, ma non è bastato». Le speranze si possono ancor riporre nel nuovo Parlamento Europeo che uscirà dalle urne da giugno 2024 e, si spera, in materia meno ideologico di quello attuale.