di Francesco Paolo Capone, Segretario Generale UGL

Il risultato delle regionali di ieri in Abruzzo conferma la supremazia del centrodestra, unito. Che se ne facciano una ragione gli avversari politici: il vento di destra non si è affatto affievolito, né è finita la cosiddetta “luna di miele” fra gli italiani, o almeno la maggioranza di essi, ed un governo che si sta dimostrando serio ed affidabile. Lo dimostrano i fatti: Marsilio, esponente di Fratelli d’Italia e sostenuto da tutto il centrodestra, ha vinto con ampio margine rispetto al candidato del “campo largo” D’Amico, con più del 53% delle preferenze rispetto al circa 46% ottenuto dal suo avversario. Non solo, si tratta, per la prima volta dopo un trentennio di storia della Regione Abruzzo, di una riconferma per un governatore uscente, segno dell’apprezzamento per il buongoverno degli ultimi cinque anni. Come interpretare, quindi, alla luce di quanto accaduto ieri, la recente sconfitta in Sardegna? Piuttosto semplice. Tenendo conto delle differenze date dalle singole personalità dei candidati proposti e della prova, più o meno convincente, fornita dalle amministrazioni uscenti, e considerando anche lo scarto particolarmente esiguo, un migliaio di voti, fra Todde, col 46,5% dei voti, e Truzzu con il 46% circa, a premiare in Abruzzo è stata l’unità. Il correre convintamente tutti nella stessa direzione, mentre l’alleanza di centrodestra in Sardegna era sembrata meno salda e convinta nel sostegno al proprio aspirante governatore, penalizzato, infatti, da meno voti, a causa del voto disgiunto, rispetto a quelli presi dalla coalizione. Quindi si conferma il fatto che l’elettorato vuole al governo il centrodestra, e che “uniti si vince”, cosa che non si può dire per il centrosinistra, che, anche quando vince e si unisce, non raggiunge la maggioranza dei consensi, con una compagine che appare disomogenea e che con le proprie ricette, sociali, economiche, fiscali, ambientali, energetiche e così via, continua a non piacere alla gran parte degli elettori. L’unico modo per riuscire a perdere, per l’attuale maggioranza politica, consiste in una sorta di “auto boicottaggio” capace di indebolirne l’unità. Ora vedremo cosa accadrà nei prossimi appuntamenti elettorali, come quello della Basilicata, e se la lezione abruzzese sarà stata compresa. Discorso diverso per le europee, dove, dato il sistema proporzionale, il problema della “compattezza” non si pone. Ogni partito dovrà, infatti, confrontarsi singolarmente con l’elettorato e appare ragionevolmente molto probabile un’affermazione decisamente maggiore della destra rispetto alla sinistra, del complesso delle formazioni di orientamento conservatore e identitario, in tutte le loro sfaccettature, nella consultazione per il rinnovo dell’Europarlamento. Perché il vento ancora soffia, e forte, verso destra, verso visioni, idee e progetti che appaiono più convincenti.