Intanto i sindacati di Poste Italiane chiedono di ridurre l’orario di lavoro

Il tema di come rafforzare il potere d’acquisto degli stipendi dei lavoratori dipendenti nel nostro Paese si intreccia con i meccanismi volti a premiare la produttività. Il governo, avallando le richieste formulate in particolare dai rappresentanti di Ugl e Cisl, ha esteso anche all’anno in corso l’applicazione dell’aliquota sostitutiva al 5% sugli accordi di produttività, già prevista in deroga per il 2023. Ora, l’Agenzia delle entrate, con l’interpello 59/2024, torna sul tema, ribadendo che, per poter applicare l’aliquota sostitutiva, è necessario che l’obiettivo raggiunto in termini di produttività sia incrementale rispetto al passato; tale incremento, peraltro, deve anche essere misurabile. Non è quindi sufficiente un generico riferimento nell’accordo collettivo aziendale all’aumento di produttività, ma serve andare più a fondo. La questione della produttività è strettamente connessa all’orario di lavoro e alle modalità di svolgimento delle attività stesse. Se, su questo secondo punto, il richiamo più diretto è al ricorso allo smart working, sull’altro la discussione riguarda la riduzione delle ore di lavoro a parità di stipendio. Si tratta di una tematica già molto affrontata all’estero, meno in Italia. Si segnala, però, la richiesta delle federazioni di categoria di Cisl, Cgil, Uil, Ugl, Cisal e Confsal contenuta nella piattaforma per il rinnovo del contratto collettivo per i 120mila dipendenti di Poste Italiane.