Nel 2023, distribuzione dei redditi lievemente più equa

Dicevano che senza Reddito di Cittadinanza ci sarebbe stata più povertà. Dicevano che da parte del governo non c’era alcuna risposta all’emergenza salariale. Invece secondo l’Istat, in un Report sulla redistribuzione del reddito in Italia nel 2023, sebbene le famiglie che riscontrano una diminuzione o un annullamento del Reddito/Pensione di Cittadinanza nel 2023 rispetto al 2022 siano circa un milione, «nel complesso, le modifiche al sistema di tasse e benefici introdotte nel corso del 2023 aumentano in lieve misura l’equità della distribuzione dei redditi disponibili». Di conseguenza, «la diseguaglianza, valutata attraverso l’indice di Gini, passa dal 31,9% al 31,7%. Più marcato è l’effetto sul rischio di povertà che diminuisce di oltre un punto percentuale, dal 20% al 18,8%». Allo stesso tempo, l’esonero parziale dei contributi previdenziali in vigore nel 2023 ha comportato un miglioramento dei redditi disponibili per circa 11 milioni di famiglie (43% delle famiglie residenti in Italia), che in media percepiscono un beneficio, valutato al netto delle interazioni fiscali, di 537 euro più alto di quello ricevuto nel 2022 grazie all’esonero contributivo in vigore quell’anno. Le famiglie che traggono il maggior guadagno in valore assoluto sono quelle dei quinti centrali di reddito (569 euro per il terzo quinto e 630 per il quarto) che percepiscono anche la quota maggioritaria del guadagno totale. Le famiglie che registrano, invece, una perdita rispetto al 2022 sono poco meno di un milione (il 3,8% del totale delle famiglie), per la perdita del diritto al trattamento integrativo dei redditi, in seguito al superamento della soglia di reddito di 28mila euro.