di Francesco Paolo Capone Segretario Generale UGL

Riconoscere ad Alessandra Todde, prima donna a diventare presidente della Regione Sardegna, il merito di una vittoria e il merito di essere una persona capace, come ha dimostrato anche quando era viceministro dello Sviluppo economico, è doveroso. Riconoscere che la vittoria possa avere risvolti sulla politica nazionale, ci può stare, ma acclamare il suo personale, e sottolineo personale, risultato, come abbiamo letto oggi sulle prime pagine di importanti quotidiani, quale «svolta politica», «disfatta» per il centrodestra e in particolare per Giorgia Meloni, appare di più come una forzatura. Comprensibile in un confronto politico, meno su un quotidiano di informazione.
Prima di tutto, perché tra Todde e Truzzu, il candidato del centrodestra, lo scarto è solo di uno “zero virgola” e, soprattutto, perché Todde ha vinto chiedendo ai leader di Pd e M5s, cioè Ellie Schlein e Giuseppe Conte, di non presentarsi al comizio finale della sua campagna elettorale. Un segnale molto chiaro a livello nazionale per tutti i partiti e in particolare per quelli di centrosinistra, che non può non essere colto. C’è poco da gioire dalle parti di via del Nazareno o poco da convincere e convincersi che dalla Sardegna stia partendo una contro ondata politica di colore rosso (sbiadito). È la vittoria di Todde un segnale importante per il centrodestra? Probabilmente sì e c’è, tuttavia, il modo per porre rimedio agli errori commessi.
Un segnale per le Europee 2024? Attenzione, questa è tutt’altra storia; c’è ancora molto da capire, visto che verso Bruxelles le contestazioni sono sempre più virulente e, nonostante ciò, la Ue continua ad andare per la propria strada con direttive e politiche da “2001 odissea nello spazio”.
Ieri sono successe tante altre cose importanti. Ad esempio, come accennato prima, l’assalto degli agricoltori alle istituzioni europee e non per esaltarne le violenze, ma per ricordare quanto detto da Enrico Letta, ex premier ed esponente del Pd, cioè che «i governi nazionali e le istituzioni europee hanno la responsabilità collettiva di dare risposte sui costi del Green deal, perché altrimenti un terremoto sociale sarà la vera novità di questo 2024 di elezioni europee». Poi, il decreto Pnrr, importantissimo, perché ha riscritto le coperture per gli interventi e ha introdotto misure restrittive in caso di ritardi, senza dimenticare l’accelerazione sulla prevenzione in materia di salute e sicurezza sul lavoro, con, in aggiunta alle 250 unità dell’Ispettorato Nazionale del Lavoro, 50 carabinieri del nucleo per le ispezioni sul lavoro, più la patente a punti, di cui si parla da tempo. Altrettanto importante, l’impegno corale di governo, sindacati e Enti locali per il rilancio della strategica ex Ilva di Taranto.
Interventi sui quali si può essere o meno d’accordo, ma che dovrebbero essere altrettanto al centro del dibattito. Oppure, è lecito pensare che di Pnrr, di sicurezza sul lavoro e di acciaio conviene parlare e scrivere copiosamente soltanto quando c’è l’aggancio giusto, l’incidente, per lanciare interamente sul campo del centrodestra responsabilità che, invece, risalgono alle cosiddette “puntate precedenti”.