Insulti e volgarità verso Meloni, il richiamo di Mattarella

L’augurio è che dopo l’intervento del Capo dello Stato a difesa del presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, oggetto di contestazioni violente e volgari, dalla foto pubblicata sui social a testa in giù fino al rogo di un manichino che la rappresentava, passando per l’insulto con parolaccia di un presidente di Regione come l’osannato Vincenzo De Luca, si smetta di pensare che esista una presunzione di innocenza e di colpevolezza, a seconda dello schieramento politico al quale si appartiene. A causa di cattivi esempi, troppo raramente condannati, e a causa dell’effetto moltiplicatore e amplificatore dei social, la violenza verbale, prima ancora che fisica, sembra dilagare in ogni ambito del vivere civile e comune. È notizia di due giorni fa che un endocrinologo di 64 anni è stato picchiato con un tirapugni da un uomo, ora ricercato dalla polizia, che aveva una visita ambulatoriale programmata. Fatto avvenuto pochi giorni dopo che a Voltri un’infermiera è stata aggredita con insulti e schiaffi. Continui i casi di violenza verso conducenti e personale del Trasporto pubblico. Senza dimenticare la Scuola, dove, da settembre 2023, si sono già verificati 26 casi di aggressioni a docenti e presidi. Nel precedente anno scolastico, i casi di violenza sono aumentati del 111%. Grazie al monito di Mattarella, si è elevato un coro, non ancora del tutto bipartisan, di disapprovazione e di solidarietà verso Meloni. Monito espresso, in maniera esemplare, in un incontro al Quirinale con un gruppo di studenti e in risposta ad alcune loro domande. Per il Capo dello Stato, con simili episodi «viene travolta la dignità della politica che scompare, soppiantata da manifestazioni che ne rappresentano la negazione».