di Francesco Paolo Capone, Segretario Generale UGL

Abbiamo sperato, data l’esperienza della pandemia, che si potessero vivere un presente e un futuro migliori. La speranza, da sé, certamente non basta.
Infatti, ci ritroviamo, sia come cittadini sia come lavoratori, a pagare ancora scelte miopi fatte in un passato lontano e più recente, senza dimenticare i tanti divari che ancora esistono a livello europeo. Se, ad esempio, l’accesso alla sanità sia di tipo curativo sia di tipo preventivo, è uno dei diritti fondamentali riconosciuti dall’Ue, è altrettanto vero che non tutti gli Stati membri riescono a garantire dei servizi gratuiti e di qualità. Se secondo Agenas, nella maggioranza delle Regioni italiane sono tornate a salire nel 2023 le prestazioni ambulatoriali, ovvero le visite ed esami diagnostici erogati nel Servizio sanitario nazionale (Ssn), ma vi sono ancora delle criticità a ristabilire i volumi di prestazioni antecedenti la pandemia.
È importante, quindi, far cambiare, con i fatti, l’opinione degli italiani sul Ssn italiano, visto che, secondo “Health at a Glance 2023”, il rapporto pubblicato Ocse che confronta i sistemi sanitari dei Paesi membri, solo il 55% sarebbe soddisfatto del servizio contro una media Ocse del 67%. L’augurio è che l’investimento per il 2024, il più alto mai previsto per la Sanità, voluto dal governo Meloni, possa incidere positivamente sul sentiment degli italiani.
Ma è altrettanto, se non di più, importante, evitare che le eroine e gli eroi della pandemia fungano da capri espiatori, sui quali, a causa di un sempre più diffuso mix di ignoranza e violenza, si riversano la rabbia e il risentimento, insieme al disagio psicologico e sociale, di cittadini insoddisfatti o sempre più lontani dallo Stato che, quotidianamente, aggrediscono il personale sanitario in modo molto violento, senza neanche distinguere tra donne e uomini.
C’è da augurarsi anche che, grazie all’esempio e all’iniziativa della Lombardia e dell’assessore alla Salute Guido Bertolaso, cessi al più presto il ricorso ai cosiddetti “gettonisti”, per i quali l’Italia ha speso ben 1,7 miliardi di euro dal 2019 ad agosto del 2023, al fine di sopperire alla carenza di medici e infermieri negli Ospedali pubblici, ma senza garantire una continuità del servizio stesso. Meglio ancora sarebbe determinare una volta per tutte un adeguato livello di retribuzioni nella Sanità italiana in linea con la media Ue. Perché, in caso contrario, il nostro personale sanitario presente e futuro, tanto osannato in tempi di pandemia, sarà indotto, se non costretto, a emigrare in lidi migliori e più remunerativi.
Non resta che, da parte mia e dell’UGL, ringraziare tutte e tutti coloro che, in tali difficili condizioni, quotidianamente continuano a prendersi cura della nostra salute.