Il sindacato ha sottoscritto diversi accordi collettivi nel settore privato e nel pubblico

Lo smart working torna all’origine, almeno per quanto riguarda la normativa da applicare. È questo il messaggio che arriva dal governo, con il ministro per i rapporti con il Parlamento, Luca Ciriani, che conferma che si può considerare chiusa la fase emergenziale, avviata con la pandemia da Covid-19 nel marzo del 2020, per cui non ci saranno proroghe ulteriori. Come però ribadito dallo stesso ministro e pure dal ministro per la pubblica amministrazione, Paolo Zangrillo, ciò non vuole dire la fine del lavoro agile che, anzi, dopo la sperimentazione, per molti versi obbligata, di questi anni, oggi è uno strumento ampiamente utilizzato nel lavoro pubblico e privato. Il 31 marzo prossimo finisce, quindi, anche l’ultima finestra emergenziale che era rimasta aperta nel settore privato per i genitori di figli con meno di 14 anni e per i lavoratori fragili. Nel pubblico, tale finestra si è già chiusa a dicembre. Nel frattempo, però, le rappresentanze sindacali in azienda e a livello nazionale di Cgil, Cisl, Uil e Ugl hanno sottoscritto numerosi accordi collettivi per favorire il ricorso allo smart working, sulla base della normativa vigente, vale a dire la legge 81/2017. Stessa cosa è avvenuta pure nella pubblica amministrazione, con un ruolo affidato ai dirigenti. La legge prevede la necessità di sottoscrivere degli accordi individuali per regolamentare tempi e modi del lavoro agile.