di Francesco Paolo Capone, Segretario Generale UGL

La popolazione italiana sta invecchiando, il 24% ha oltre 65 anni, con più di 14 milioni di over-65 su un totale di quasi 59 milioni di residenti. Per questo è necessario predisporre politiche specifiche per le esigenze di tanta parte, spesso fragile, della popolazione. Ora il Parlamento sta esaminando lo schema di decreto legislativo, che rimanda alla legge delega 33/2023, finalizzato proprio alla realizzazione di misure a sostegno delle persone anziane. Una finalità condivisibile, come i rappresentanti dell’Ugl, Bitti e Martire, segretario di Ugl Pensionati, hanno ribadito nel corso delle audizioni di oggi. Resta, tuttavia, la questione, tutt’altro che irrilevante, della quasi assenza di risorse aggiuntive, sia finanziarie che umane, cosa che fa temere per l’effettiva attuazione delle misure contenute nel testo, dall’assegno di assistenza in poi. Il rischio è che, al netto della definizione dei livelli essenziali di assistenza e prestazioni sociali, nella realtà, molti territori, per la mancanza di risorse incontrino difficoltà oggettive. Ad esempio nella creazione dei Punti unici di accesso, per i quali c’è carenza di personale e di competenze, e nell’ambito dell’assistenza sociale, con le difficoltà che stanno incontrando Enti locali ed Aziende sanitarie nel reclutamento di un numero sufficiente di operatori, dato che ne occorrerebbe almeno uno ogni 6.500 residenti, e per questo l’Ugl ha chiesto un piano straordinario di assunzioni. Mancano anche altre professionalità: psicologi, psicoterapeuti, medici specializzati. Poi c’è il tema del servizio civile universale in favore delle persone anziane, che potrebbe estendersi in maniera proficua ai percettori dell’Assegno di inclusione, ferma restando una definizione di standard formativi per il personale addetto all’assistenza, a beneficio sia dell’inclusione lavorativa delle persone in cerca di occupazione che della sicurezza degli anziani stessi. Servono, inoltre, infrastrutture sociali e sanitarie, compreso il cohousing, da realizzare anche tramite le risorse del Pnrr. Non c’è, però, solo la questione, pure fondamentale, dell’assistenza ai fragili: molti over-65 sono, infatti, attivi ed in salute e va tutelata la loro piena inclusione sociale. In quest’ambito si collocano le misure per l’invecchiamento attivo, con le azioni volte a ridurre il rischio dell’insorgenza di patologie croniche, quelle per il coinvolgimento degli anziani abili nelle attività di utilità sociale e di volontariato, ed il tema, ricco di implicazioni, della possibilità per i pensionati di svolgere un’attività professionale o lavorativa, anche per trasferire competenze ai più giovani. Data l’importanza e la vastità della materia, è necessario un confronto stabile a livello nazionale, tra Sindacato confederale e Comitato interministeriale per le politiche in favore della popolazione anziana, da calare successivamente sul territorio.