di Francesco Paolo Capone, Segretario Generale UGL

Sono stati pubblicati i dati delle iscrizioni dei giovani nelle scuole, immediatamente sfruttati dal Pd per fare facile, quanto smemorata, opposizione.
Secondo i dati, provenienti dalla piattaforma unica.istruzione.gov.it. e relativi alle iscrizioni on line dell’anno scolastico 2024/2025, chiuse il 10 febbraio scorso, i licei continuano a essere preferiti da oltre la metà delle studentesse e degli studenti che devono effettuare la scelta della secondaria di II grado: il 55,63% di domande sul totale delle iscrizioni. Interessante, e non poco per noi dell’UGL che puntiamo sempre l’attenzione sul mismatch tra domanda e offerta di lavoro, il trend di crescita deli istituti tecnici e i professionali: i primi segnano un 31,66% contro il 30,9% del 2023, mentre i secondi il 12,72% contro il 12,1 % del 2023, in termini di iscrizioni. L’avvio della sperimentazione della filiera tecnico professionale “4+2” ha dato come risultato 1.669 iscrizioni, mentre i nuovi licei del “Made in Italy” 375 iscrizioni. Quest’ultimo risultato è stato prontamente attaccato dal Pd per urlare al fallimento del governo, senza considerare che, di sperimentazione, appunto, si tratta, cioè di una novità che, in quanto tale, deve esplicare tutto il suo potenziale e che ha ampliato l’offerta formativa. Ma, si sa, invece di puntare su un’istruzione – e una formazione – sempre più specifica e specializzata, le opposizioni hanno puntato tutto sul salario minimo. Evidentemente non hanno interpretato, come una loro responsabilità quella di indirizzare le nuove generazioni e le famiglie a fare scelte diverse. In Italia, non da oggi, la “zona di comfort” dell’istruzione è rappresentata dai licei tradizionali, pur sapendo (o non sapendo) che ad essi, necessariamente, deve seguire un percorso di laurea o di specializzazione professionale. Laura che spesso non garantisce un’occupazione né un’adeguata retribuzione. Più di un salario minimo, valgono una formazione e un lavoro qualificato, perché altrettanto qualificata sarà il relativo stipendio, preoccupazione, quest’ultimo, che, giustamente, visto anche il costo della vita, è in cima ai pensieri degli studenti e delle famiglie.
Non è un caso, infatti, se, come sindacato, l’UGL sta affermando da tempo, in primis per chi lavoratore già lo è e con un lavoro magari anche mal retribuito, la necessità di puntare sulla formazione per intercettare la domanda di nuove professioni. In corso ci sono processi, come la digitalizzazione e la transizione energetica, che stanno generando un radicale mutamento di paradigma nel mondo del lavoro e anche la Scuola è chiamata a dare risposte in merito, offrendo nuove opportunità, se non vuole continuare a nutrire tre tragiche filiere: i neet, gli emigranti e i cervelli in fuga.