di Francesco Paolo Capone, Segretario Generale UGL

Si è conclusa ieri la prima Settimana nazionale delle discipline Stem, ovvero Scienza, Tecnologia, Ingegneria e Matematica. Un’iniziativa nuova, introdotta con la legge 187/2023, finalizzata a promuovere lo studio delle materie tecnico-scientifiche e che si è svolta in tutta Italia dal 4 all’11 febbraio, con la data conclusiva a coincidere con la Giornata internazionale delle donne e delle ragazze nella scienza. La settimana si è concretizzata in una serie di eventi organizzati da istituzioni centrali e locali, università, centri di ricerca, scuole ed associazioni lungo tutto lo Stivale per sensibilizzare il pubblico, i ragazzi e le famiglie, verso l’apprendimento di queste discipline, anche superando i noti stereotipi di genere che vorrebbero le materie Stem “cose da maschi”, mentre invece sono tanti i casi di donne, anche italiane, che hanno raggiunto risultati notevoli nel mondo scientifico, casi che sarebbero molti di più se si superassero, da parte di tutta la società, certi pregiudizi. Si tratta di una sfida da vincere, a beneficio di tutti. Perché in Italia c’è estremo bisogno di persone preparate nei vari campi che rientrano nella definizione Stem. Lo richiede il sistema produttivo, alla continua ricerca di figure con professionalità scientifiche, come ingegneri, informatici, matematici, medici, mentre mancano all’appello circa 240mila laureati in queste discipline, ma anche tecnici specializzati, che anche in questo caso non si riescono a trovare, generando così difficoltà alle stesse aziende e minori prospettive di crescita per tutti. E poi, cosa altrettanto importante, una preparazione in queste materie consente ai giovani, una volta terminato il percorso di studi, un ingresso nel mondo del lavoro “dalla porta principale”, con un tasso di occupazione per i laureati Stem dell’86%, riuscendo ad ottenere impieghi stabili e ben retribuiti, quindi indipendenza economica ed inclusione sociale e, di conseguenza, crescita per tutti grazie ai maggiori consumi, alle maggiori tasse e contributi pagati, e con perfino prospettive migliori dal punto di vista demografico, data la maggiore sicurezza economica. Tutte ricadute positive a beneficio della collettività. Uno dei maggiori problemi da risolvere è quello della piena inclusione femminile nell’ambito tecnico-scientifico: in base ai dati Istat relativi al 2022, solo il 16,6% delle donne laureate ha un titolo nelle materie Stem, nonostante il fatto che le – poche – ragazze che si dedicano alle discipline tecnico-scientifiche spesso si laureano prima e con voti più alti rispetto agli studenti di sesso maschile. Si tratta di compiere una vera e propria rivoluzione culturale, comprendendo l’importanza personale e sociale di questo tipo di studi ed incoraggiando concretamente i giovani, sia ragazzi che ragazze, ad impegnarsi nell’ambito scientifico, per un futuro migliore.