In un’intervista al Corriere della Sera, il ministro ha ricordato che, in questo caso e in casi analoghi, il raggio d’azione dell’esecutivo è limitato dalla «sovranità della giurisdizione straniera»

«Lo Stato ha fatto il possibile. Anche di più». Lo ha detto il ministro della Giustizia, Carlo Nordio, commentando, nel corso di un’intervista al “Corriere della Sera”, il caso di Ilaria Salis, l’italiana, di 39 anni, detenuta a Budapest. «Abbiamo oltre duemila cittadini in carceri stranieri e per ciascuno ci attiviamo, nei limiti di norma», ha assicurato il guardasigilli, precisando che i genitori della donna «non sono mai stati lasciati soli». «Il padre l’ho incontrato due volte, e ci siamo mossi con doverosa sollecitudine, appena ci è stato prospettato il problema. Ma il nostro intervento ha un limite invalicabile: la sovranità della giurisdizione straniera», ha aggiunto il ministro, ricordando che il raggio d’azione del governo italiano è limitato, in questo e in casi analoghi: «L’unica cosa che possiamo e stiamo facendo è assicurarci che vengano rispettate le regole umanitarie ed europee sulla detenzione», ha spiegato, osservando che le richieste del padre di Ilaria Salis, Roberto, non potevano essere soddisfatte. «Ci ha chiesto di descrivere al giudice ungherese le garanzie offerte dallo Stato italiano in caso di applicazione degli arresti domiciliari. Era una richiesta irricevibile, se fosse stata una semplice spiegazione, il magistrato avrebbe potuto rispondere che anche lui conosceva la legge italiana. Se invece fosse stata una surrettizia richiesta di convertire la misura cautelare, sarebbe stata un’interferenza». «L’idea che un ministro italiano possa suggerire a un giudice, italiano o straniero, come comportarsi, sarebbe vista, giustamente, come un sacrilegio», ha concluso.