Importante il contributo offerto dal presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, nelle trattative per convincere l’Ungheria ad approvare l’intesa

Un contributo probabilmente determinante. Quello del presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, nel raggiungimento dell’intesa tra i 27 Paesi dell’Unione europea che garantisce «un pacchetto di sostegno aggiuntivo di 50 miliardi di euro» alla resistenza ucraina. Un accordo inatteso, alla vigilia del Consiglio europeo, a causa della posizione dell’Ungheria, contraria. Poi, prima del voto, un incontro ristretto per tentare di convincere il presidente ungherese, Viktor Orban, a cambiare idea. Tra i pochi leader presenti, oltre al presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, il presidente del Consiglio Ue, Charles Michel, il presidente francese, Emmanuel Macron, e il cancelliere tedesco, Olaf Scholz, anche il premier Giorgia Meloni. Una presenza, la sua, fondamentale per la mediazione – il presidente del Consiglio è legato all’omologo magiaro anche da un rapporto personale (i due leader si erano già incontrati nella notte, in un hotel del centro di Bruxelles dove alloggia Meloni) –, iniziata, secondo quanto si apprende, da alcuni mesi, con colloqui e incontri che hanno coinvolto i ministri e gli sherpa.