di Francesco Paolo Capone, Segretario Generale UGL

La prima riunione della Bce dello scorso 25 gennaio ha confermato la linea adottata fino ad ora dall’Istituto di Francoforte, ovvero quella di mantenere invariati i tre tassi di interesse di riferimento finché sarà necessario, dato che «le condizioni di finanziamento restrittive frenano la domanda, contribuendo al calo dell’inflazione». La sintesi del comunicato della Banca Centrale Europea non lascia molte speranze, come del resto era previsto. Il tasso sui depositi resta al 4%, quello di rifinanziamento al 4,50%, quello per le operazioni di rifinanziamento d’emergenza al 4,75%. Ancora «prematuro» discutere di tagli, secondo la presidente Christine Lagarde. L’inflazione nell’Eurozona è in calo, nonostante la lieve risalita dello scorso dicembre, quando si è toccato il 2,9% rispetto al 2,4% di novembre, comunque resta in atto un crollo verticale rispetto ai massimi storici raggiunti con il 10,6% registrato nell’ottobre del 2022. Eppure, decisioni sul taglio dei tassi dovranno aspettare ed essere valutate in base ai dati economici a disposizione. Il peso di questa politica monetaria restrittiva si riflette in una crescita debole, ma la situazione geopolitica potrebbe anche spingere di nuovo verso l’alto l’inflazione e quindi la parola d’ordine della Bce è «prudenza». Tuttavia, sin dall’inizio, questo fenomeno inflazionistico è nato a causa dello scenario di incertezza internazionale, dalla crisi energetica alla guerra in Ucraina, ed ora ci sono anche gli attacchi al commercio nel Mar Rosso, e non è certo scaturito da un boom economico. Per questo le scelte della Bce non sono considerate adeguate da molti addetti ai lavori, del mondo della politica come di quello economico. I motivi li ha chiariti oggi anche l’Ad del gruppo Pirelli, Marco Tronchetti Provera, in un’intervista su La Stampa, nella quale il manager ha dichiarato che dal suo punto di vista la scelta della Bce di continuare a mantenere alti i tassi d’interesse è controproducente: «L’inflazione sta rientrando, ma dobbiamo evitare che sia un rientro recessivo. La Bce deve guardare ai fondamentali dell’economia reale, che sono fragili. Sarebbe un errore enorme prendere provvedimenti pro-ciclici in un momento negativo». Insomma, ritardare troppo il taglio dei tassi potrebbe far precipitare l’Europa nella recessione. Un’analisi, quest’ultima, condivisa da molti, a livello europeo ed in Italia, nel mondo politico e nella società civile, compreso anche il nostro sindacato. Un’opinione diffusa che dovrebbe far riflettere Lagarde, ed alcuni analisti prevedono che accadrà, con un taglio che dovrebbe avvenire ad aprile e non con un termine fissato troppo in là. Lo auspichiamo, per non trovarci in un’Europa salva dall’inflazione, ma in declino economico e sociale, nella situazione proverbiale per cui «l’operazione è riuscita, il paziente è morto».