Blinken sabato in visita in Israele per la sesta volta

Le voci di accordo vicino su tregua e rilascio degli ostaggi fanno emergere alcune frizioni nel governo israeliano. Mentre Hamas fa sapere di avere ricevuto la proposta di intesa maturata dopo il vertice di Parigi (tra Israele, Stati Uniti, Egitto e Qatar), pur ribadendo che «la priorità è la cessazione della brutale aggressione contro la Striscia di Gaza e il ritiro completo delle forze di occupazione», il ministro della Sicurezza israeliano, Itamar Ben-Gvir, ha scritto su X che l’accordo è «irresponsabile» e significherebbe «la spaccatura del governo». La questione rimane piuttosto tesa, perché in realtà entrambe le parti non sembrano voler concedere granché. Al di là delle minacce di Ben-Gvir di far cadere il governo, il premier Benjamin Netanyahu resta ferma al riguardo. Come riferiscono alcuni media israeliani, infatti, un possibile accordo non sarebbe però imminente poiché le richieste di Hamas sono ritenute inaccettabili. Anche la Jihad islamica ha riferito che non negozierà accordi sugli ostaggi israeliani se non ci sarà un «globale cessate il fuoco e un ritiro delle forze israeliane da Gaza». Sullo sfondo restano poi le tensioni tra Stati Uniti e Iran dopo l’attacco di domenica ad una base militare Usa in Giordania, dove sono rimasti uccisi tre soldati. Il presidente Joe Biden ha ribadito che ci sarà una risposta nei tempi e nei modi che Washington riterrà più opportuni, circostanza che però fa temere per gli sforzi diplomatici in corso nella regione. Sabato il segretario di Stato Usa, Antony Blinken, scrivono i giornali israeliani, è atteso in Israele per la sesta volta.