di Francesco Paolo Capone, Segretario Generale UGL

È scoppiata la «Sinner mania», dopo le memorabili imprese – l’ultima ieri, con la vittoria dell’Australian Open – del giovane tennista, che ha riportato in Italia trofei che non si vincevano da decenni. Su questo fenomeno, non tanto sull’aspetto tecnico delle vittorie, argomento da addetti ai lavori, ma sull’ondata di entusiasmo che sta attraversando il Paese, si possono fare riflessioni che vanno oltre l’ambito sportivo. Questo ragazzo, capace di distinguersi non solo per le eccezionali capacità atletiche, ma anche per un modo di porsi esemplare, dentro e fuori il campo da tennis, sta suscitando un apprezzamento trasversale in tutti gli italiani, al di là delle appartenenze politiche, della provenienza geografica, dell’anagrafe. Innanzitutto perché propone un modo diverso di avere successo. L’ascesa di Sinner nell’immaginario collettivo sta avvenendo, tra l’altro, contemporaneamente al crollo di consenso dei cosiddetti influencer, a seguito di diverse vicende giudiziarie che hanno coinvolto alcuni tra i personaggi più famosi del web. Al posto del narcisismo fine a se stesso, spesso alimentato dal gusto della polemica per ottenere visibilità, che è stato, un po’ in tutto il panorama pubblico, il leitmotiv degli ultimi anni, Sinner sta mostrando un modello di comportamento diametralmente opposto. Basato su merito e impegno, sobrietà e correttezza. Azioni sensazionali, parole misurate. Un modello che piace. Ma sta anche offrendo al mondo un un’immagine diversa dell’Italia ed anche questo spiega la «Sinner mania». Già a partire dall’aspetto e dal nome che testimoniano le tante identità poco raccontate di cui è fatto il nostro Paese. Poi con modi molto distanti da quello stantio cliché dell’italiano tutto furbizia e cialtroneria, quasi ai limiti del malaffare, attraverso il quale siamo stati troppe volte descritti, al punto quasi da credere che questa fosse l’essenza stessa dell’italianità. Non è così, per fortuna, e Jannik Sinner lo sta ricordando a tutti. L’Italia che si riconosce in questo sportivo è evidentemente stufa di essere rappresentata in modo ingeneroso, attraverso gli esempi peggiori, quando invece ce ne sono anche di buoni, oggi come nella nostra lunga storia, fatta sì di ombre, ma anche di tante luci, di esempi di talento, impegno, civiltà. Si tratta solo di scegliere quali modelli evidenziare. Anche per spronare i nostri giovani a credere di più nel proprio valore, a scommettere sul sacrificio e non sulle facili scorciatoie e le conoscenze nei «giri» giusti. Per costruire un futuro migliore, per sé e per il Paese. Perché è possibile, ed anche immensamente più dignitoso e soddisfacente, vincere, in qualunque settore, attraverso il merito e la correttezza. Un concetto efficacemente sintetizzato oggi sulle colonne de Il Giornale da Marco Lombardo: «Sinner, l’italiano che vorremmo tutti essere». E che, ognuno nel proprio ambito e coi propri talenti, può diventare.