Era il 26 gennaio del ‘94 quando Silvio Berlusconi «scese in campo», dando vita al bipolarismo
di Francesco Paolo Capone, Segretario Generale UGL

Un video che resterà nella storia, quello che diede inizio all’avventura politica di Berlusconi e di Forza Italia, iniziato con le famose parole che tutti ricordiamo: «L’Italia è il paese che amo». Un evento, la nascita di FI, capace di modificare in modo indelebile la storia politica e sociale italiana, da tanti punti di vista. Inaugurando, ad esempio, una nuova modalità di comunicazione, grazie anche all’esperienza personale nei media del fondatore del gruppo Fininvest e di Mediaset, con un dialogo diretto e non mediato fra leader e base, oggi patrimonio di tutti, ma, allora, approccio pionieristico. Proponendo una nuova categoria di politici, provenienti dalle fila della società civile, anche quella grande novità per l’epoca, capace di dar vita ad un necessario rinnovamento. Una novità, però, anche carica di conseguenze meno positive, facendo via via abbandonare la nobile tradizione della militanza, della vita di «sezione», delle scuole di partito, della carriera politica a piccoli passi. Un mondo che certamente andava svecchiato, ma che d’altra parte aveva la capacità di forgiare una classe dirigente preparata, con un metodo che andrebbe in parte recuperato. Detto questo, la conseguenza più significativa della discesa in campo di Silvio Berlusconi e della nascita di Forza Italia, è stata, però, la nascita del pieno bipolarismo, la fine di quel lungo dopoguerra che aveva tenuto la sinistra all’opposizione e la destra addirittura fuori dal cosiddetto «arco costituzionale». Anche in Italia, nel mondo del post-guerra fredda nato con il crollo dell’Urss e dopo lo sconvolgimento sorto a seguito dell’inchiesta Mani Pulite che aveva spazzato via i vecchi partiti, con FI è stato possibile un confronto diretto tra progressisti e conservatori. Se questi ultimi – di fatto maggioranza nel Paese, ma fino a quel momento sprovvisti di una guida – hanno avuto la possibilità di essere rappresentati, nelle loro varie anime, liberale, sociale o identitaria, riunite nella coalizione di Centrodestra, e aspirare e spesso arrivare al governo del Paese è stato grazie all’intuizione del Cavaliere, alla sua ferma volontà di non consegnare l’Italia ad una sinistra già allora minoritaria ed elitaria, incapace di comprendere le esigenze del popolo, del mondo della produzione e del lavoro, di difendere adeguatamente l’interesse nazionale. Un’eredità importante, quella consegnata da Silvio Berlusconi, che qualche mese fa ci ha lasciato, alla destra italiana, da non disperdere e di cui fare tesoro.

Nuovo traguardo
Edizioni Sindacali, casa editrice dell’Ugl, a Londra per ricevere il premio internazionale «The Alchemy of Literature», organizzato da Irdi-Destinazionearte e rivolto ai libri italiani che hanno trattato temi di rilievo internazionale. Quest’anno il primo premio per la sezione Saggistica va al mio «#SocialEconomy. Mappa per il viaggio nel futuro», per «l’attualità e l’originalità della riflessione economica unita alla sensibilità per le tematiche sociali». Menzione speciale, poi, per «Non solo pizza. Vite da rider» di Ada Fichera, direttrice di ES, che «ha unito la capacità di indagine a quella narrativa». Un nuovo traguardo per l’Ugl nel mondo della cultura.