Stop di Biden ai terminal per l’esportazione di gas. E adesso? Senza quello a stelle e strisce l’UE non sarebbe riuscita a superare lo shock dei tagli al gas russo. Nel frattempo, il prezzo scende…

Strategia politica o economica? Proprio oggi, giorno in cui veniamo a sapere che è ancora in discesa il prezzo del gas naturale in Europa, e potremmo tirare un sospiro di sollievo, gli Stati Uniti si avviano a fermare lo sviluppo di nuovi impianti per esportare gas liquefatto. Prima i dati: all’hub di riferimento Ttr i future sono in calo a 27,1 euro per megawattora, al minimo di sei mesi, nonostante le interruzioni delle spedizioni dal Qatar, causate dalle tensioni nel Mar Rosso. Al 23 gennaio, i livelli di stoccaggio del gas nell’Ue erano al 73,5%, con la Germania al 77,1%, l’Italia al 69,4% e la Francia al 63,7%. Ma, arriva subito il “ma”. Il presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, ha annunciato oggi una moratoria sulla costruzione di nuovi terminal di esportazione di gas naturale liquefatto (Gnl). È un’importante battuta d’arresto per un settore in rapida crescita, come rivela anche il rapporto Aie. «Questa pausa sull’approvazione dei terminali di Gnl tiene conto di quella che è la vera crisi climatica: una minaccia esistenziale», ha scritto il Capo di Stato americano in un comunicato. Sarà una scelta momentanea, probabilmente, “giusto il tempo” (le elezioni si terranno a fine 2024) di riconquistare gli elettori più sensibili alle questioni ambientali. Ma è sufficiente pronunciare la parola «moratoria» o «pausa» per generare riverberi sul mercato energetico globale, cambiando le prospettive sull’offerta del combustibile e mettendo in difficoltà soprattutto gli alleati del Vecchio continente. Ricordiamoci sempre che ai confini dell’Europa continua a persistere una guerra tra Russia e Ucraina e che l’Europa senza il Gnl «made in Usa» non sarebbe riuscita a superare lo shock dei tagli al gas russo. L’Europa conta su un ulteriore aumento delle forniture Usa per riuscire ad azzerare la dipendenza residua da Mosca, traguardo fissato nel 2027 dalla Ue, che sembra lontano ma non lo è affatto, visto che Gazprom, il colosso statale russo del gas, nel secondo trimestre di quest’anno ha generato una perdita netta di circa centottanta milioni di dollari ed è in forte crisi. Urge, sempre di più, diventare energeticamente indipendenti. Con quali fonti non è domanda di secondaria importanza, anche politica.