Più delle modifiche normative, pesa il maggiore ricorso allo smart working

Gli effetti delle modifiche apportate, ma anche la possibilità di utilizzare strumenti innovativi e più diffusi, come lo smart working. Molto probabilmente, la riduzione del numero delle nuove pensioni attivate nel corso del 2023 si può spiegare proprio attraverso un misto di cause diverse. Comunque sia, secondo i dati forniti dall’Inps, nel 2023 sono state attivate poco meno di 765mila pensioni; nell’anno precedente erano state poco meno di 866mila. Quindi, parliamo di una differenza di 100mila unità, difficile da giustificare soltanto con la stretta sugli strumenti di uscita anticipata. L’importo medio delle pensioni attivate nel corso del 2023 è di 1.140 euro, praticamente sulla stessa linea dell’anno precedente, quando la media dava 1.135 euro. Guardando alle diverse tipologie previdenziali, la riduzione è uniforme per tutte, comprese quelle di invalidità, passate da poco meno di 54mila a oltre 46mila. Rispetto alle gestioni, quella del lavoro dipendente privato ha segnato un calo da 376mila a 327mila, mentre sul versante del lavoro pubblico si è passati da 148mila a 117mila. Si tratta di numeri molto interessanti che, sicuramente, rientreranno nel dibattito che è destinato a riaprirsi quando i rappresentanti di Cgil, Cisl, Uil, Ugl e delle altre parti sociali saranno convocate dalla Ministra del lavoro e delle politiche sociali, Marina Calderone, per la ripresa del confronto.