Dall’Ocse la solita “ricetta” per l’Italia

La ricetta dell’Ocse per l’Italia, neanche a dirlo, è un mix di tagli, tasse e strette. Nel rapporto economico di oggi, consiglia al nostro Paese di «spostare le imposte dal lavoro alla proprietà e all’eredità, garantendo al contempo il mantenimento o l’aumento delle entrate». Tutto e il contrario di tutto, dimenticando, però, che in Italia i lavoratori sono per la gran parte proprietari di case, per non dire anche eredi. Occorrono, inoltre, riforme fiscali e della spesa per contribuire a portare il debito su un percorso più prudente, che, in sostanza, vuol dire altri tagli al bilancio. Infatti, l’Ocse suggerisce al solito di rivedere la spesa pensionistica con uno stop graduale agli anticipi previdenziali e con l’aumento della tassazione sulle pensioni d’oro, attraverso un contributo di solidarietà. Ma, l’Ocse dovrebbe sapere, poiché il dato è il suo, che in Italia si va in pensione ormai alla ragguardevole età di 65 anni (quasi 67), mentre l’aspettativa di vita è anche calata, e che le pensioni d’oro rappresentano solo lo 0,04% del totale della spesa previdenziale (dato Inps). In caso di nuova fiammata dei prezzi energetici, l’Italia dovrebbe prevedere misure di sostegno solo per le famiglie disagiate. In tema di riqualificazione degli immobili, «fondamentale per la decarbonizzazione», non basta promuovere gli investimenti in ristrutturazioni, ma serve anche «l’adozione di misure normative o l’introduzione di imposte più elevate per la locazione di proprietà inefficienti». Insomma, per l’Ocse servono più bastonate che carote. Salvo poi ravvisare che l’economia italiana, pur avendo superato crisi recenti, sta rallentando. E lo farà sicuramente ancora di più seguendo la “ricetta” suggerita oggi dall’Organizzazione.