L’ok del governo, ai fini del “golden power” era fondamentale

Questa mattina il governo ha dato il via libera alla vendita della rete TIM al fondo infrastrutturale statunitense KKR. L’ok da parte della presidenza del Consiglio, spiega Palazzo Chigi in una nota, «rappresenta un ulteriore e fondamentale step nell’operazione di acquisizione di NetCo (società che detiene sostanzialmente tutte le infrastrutture di rete fissa di TIM), a tutela dell’interesse nazionale e a garanzia del controllo statale sugli asset strategici della rete primaria di telecomunicazione». L’assenso del governo all’affare, infatti, era necessario per proseguire spediti verso il closing, atteso nell’estate 2024, perché le telecomunicazioni, in quanto settore strategico per l’interesse nazionale, sono soggette al “golden power”, ovvero la regolamentazione per limitare la presenza di investitori stranieri su aziende nazionali ritenute, appunto, strategiche. L’approvazione del Consiglio di Amministrazione di TIM è invece arrivato il 6 novembre scorso e prevede la vendita al fondo USA KKR per 18,8 miliardi di euro di parte della sua rete di infrastrutture. Il ministero dell’Economia parteciperà al capitale della Netco con il 20% in qualità di quota di minoranza qualificata, come stabilito dalle parti. «La delibera del Consiglio dei ministri – si legge ancora nella nota del governo – recepisce nelle prescrizioni gli impegni che le parti hanno assunto a cominciare dalla creazione dell’organizzazione di sicurezza, dalla nomina del preposto di cittadinanza italiana, dalla competenza esclusiva su tutte le questioni incidenti sugli asset strategici, dal mantenimento in Italia delle attività di ricerca e manutenzione, e dal monitoraggio».