La Cina non cresce più (come prima). Perde popolazione, cresce la disoccupazione giovanile, in calo i matrimoni. Borsa Hong Kong giù: – 3,71%

Dati pessimi, la Cina non è più lo stesso gigante asiatico di una volta. Cantare vittoria, tuttavia, da Occidente potrebbe risultare temerario. Il Pil cresce al ritmo più lento dal 1990, escludendo gli anni della pandemia da Covid-19, ed è pari al 5,2%. Che, però, magari noi in Italia. Cosa ha determinato un simile risultato, che mina la ripresa della seconda economia? Crisi immobiliare senza precedenti; scarsa fiducia delle imprese e dei consumatori, con conseguente flessione degli acquisiti; fuga dei capitali stranieri per le turbolenze geopolitiche; disoccupazione giovanile record. Le vendite al dettaglio in Cina sono aumentate del 7,4% su base annua a dicembre, mancando però il consenso del mercato dell’8,0% e rallentando rispetto al balzo del 10,1% di novembre. Pur segnando il 12° mese consecutivo di crescita del commercio al dettaglio, il dato è stato il più debole da settembre. «ll tasso di disoccupazione rilevato nella popolazione di età compresa tra i 16-24 anni, i 25-29 anni e i 30-59 anni (al netto degli studenti) è stata misurata, rispettivamente, al 14,9%, al 6,1% e al 3,9%», ha riferito l’Ufficio nazionale di statistica. Non solo, per il secondo anno consecutivo il Dragone perde abitanti: – 2,08 milioni. Dato ancora peggiore, questo del 2023 appena concluso, rispetto a quello del 2022 (quando il calo della popolazione fu di 850mila). Nel 2023 sono nati 9,02 milioni di bambini, rispetto ai 9,56 milioni del 2022, e sono aumentati i morti, che passano da 10,41 milioni a 11,1 milioni. Fatto molto grave in prospettiva, visto che nel 2035 si dovranno pagare 400 milioni di pensioni. Dobbiamo esportare la Fornero?