Da Davos prospettive “deboli” per il 2024

Alcuni osservatori hanno fatto notare come vi sia una discrepanza tra l’ottimismo che i mercati, evidentemente, continuano a mostrare nei confronti del 2024, in merito alla possibilità di poter superare la crisi determinata dall’inflazione, e le forti preoccupazioni dei 2800 leader politici riuniti a Davos in occasione del World Economic Forum. Fatto curioso visto che il tema del WEF in corso è proprio “Ricostruire la fiducia”.
Fosse “soltanto” l’inflazione il problema! Le guerre in corso e il rischio che le stesse possano ampliarsi e che altre – si pensi al “difficile rapporto” tra Cina e Taiwan e al costante e il disinvolto lancio di missili da parte della Corea del Nord – possano o siano sul punto di deflagrare, senza dimenticare la guerra fredda fra Usa e Cina, non consentono di guardare all’anno appena iniziato e a quelli che arriveranno con grande ottimismo. Lasciando da parte gli inquietanti scenari sul clima, prendiamo il 27° sondaggio annuale globale condotto fra 4700 Ceo ovvero di amministratori delegati di importanti aziende: la stragrande maggioranza delle aziende sta già compiendo alcuni passi verso la reinvenzione, ma gli stessi Ceo sono fortemente «preoccupati per la sostenibilità a lungo termine» di tali “reinvenzioni”». Il 45% di essi, infatti, non è ancora sicuro che le loro aziende riusciranno a sopravvivere per più di un decennio seguendo il percorso attuale. E, ciò che è peggio, si aspettano nei prossimi tre anni una pressione maggiore rispetto a quella subita nei cinque precedenti dalla tecnologia, dal cambiamento climatico e da quasi tutti gli altri megatrend che influiscono sul business globale. E, se a questo aggiungiamo che si stima che l’intelligenza artificiale avrà effetti sul 60% dei lavori e sulle diseguaglianze, la frittata è fatta.