di Francesco Paolo Capone

Il perverso tempismo e la follia dell’ultima “proposta Fornero”, la quale, per risolvere il problema del debito pubblico e delle disuguaglianze sociali in Italia, indica come soluzione l’introduzione di una nuova tassa sugli immobili, sono dimostrati oltre che dall’insostenibile carico fiscale sopportato dai cittadini italiani, anche da alcuni recenti fatti economici.
L’ulteriore complicarsi della situazione in Medio Oriente, con lo stop del Qatar al passaggio di gas e diesel dopo gli attacchi Houthi nel Mar Rosso, da una parte, e la Germania in recessione nel 2023, dall’altra, rappresentano per l’Italia due potenti e dolenti campanelli d’allarme.
Sì, è vero, abbiamo evitato la recessione. Inoltre, occupazione e disoccupazione, che continuano ad andare meglio del previsto, e il progressivo raffreddamento dell’inflazione, che comunque si attesta ad un ragguardevole 5,7% nel 2023, lasciano aperte molte speranze per un 2024 positivo. Ma la produzione industriale è in calo in tutti i comparti e il fatto che l’economia tedesca, sostanzialmente ferma da metà 2019 e con un 2024 che si prospetta molto debole, non lasciano immaginare nulla di buono per l’Italia.
Quella tedesca, primo partner commerciale e industriale per l’Italia, è un’economia incentrata molto sulla domanda estera, che infatti rappresenta metà del Pil, e la frenata dell’economia mondiale, dovuta, come sappiamo, da una serie di concause che risalgono alla pandemia e arrivano fino ai lunghi blocchi imposti al commercio mondiale dalla Cina per la sua guerra senza quartiere al Covid-19, hanno fatto sentire in Germania, più che in altre economie, i loro contraccolpi. La situazione prodotta dalla guerra in Medio Oriente, mentre è lontano dall’essere risolto il conflitto in Ucraina, il quale, a sua volta, gravi riverberi ha già prodotto nel 2023 sulla dinamica dei prezzi e, in particolare, su quelli dei beni energetici, non lascia presagire che da ulteriori fiammate inflattive siamo o saremo presto fuori in tutta Europa. Anzi. Come evidenziato in un’analisi del Centro Studi Confindustria, la debolezza della Germania si trasmette alle industrie italiane più integrate nelle catene globali del valore e alle regioni più dinamiche, come quelle del Nord Italia. Così, l’export italiano sembra destinato a frenare. E quanto ai riverberi della crisi in Mar Rosso – dove l’azione dei terroristi Houthi oggi ha spinto lo Yemen a chiedere aiuto alla comunità internazionale -, basti pensare che sempre nel 2023 in Germania la produzione e il valore aggiunto sono diminuiti nei settori industriali ad alta intensità energetica, come l’industria chimica e metallurgica. Infine, il Qatar è il principale esportatore di gas naturale liquefatto verso l’Italia, mentre l’Italia è sempre più dipendente dalle importazioni di Gnl. Non possiamo far altro che sperare in un miglioramento dello scenario geopolitico internazionale. Ma davvero possiamo?