Qatar, stop spedizioni gas nel Mar Rosso. Assoporti: «Crisi può incidere su prezzi allo scaffale»

Le conseguenze del conflitto in Medio Oriente, nonché dell’odierna decisione del Qatar di interrompere, temporaneamente, l’invio di petroliere di gas naturale liquefatto attraverso lo stretto di Bab al-Mandab, sono spiegate da due associazioni di categoria. Secondo il presidente di Assoporti, Rodolfo Gianpieri, «una durata eccessiva di questa situazione nel Mar Rosso incide sui prezzi allo scaffale», che, al momento, «non vengono toccati da speculazioni e dall’inflazione ma la durata di questa situazione può incidere se le navi devono fare tragitti di una settimana più lunghi ed il bunker». Non promettono bene, inoltre, sia il lancio del missile dei militanti Houthi dello Yemen verso il cacciatorpediniere Uss Laboon nel Mar Rosso meridionale, poi abbattuto, sia i raid americano-britannici condotti in questi giorni contro obiettivi della milizia sciita che controlla buona parte dello Yemen. Così come il colloquio telefonico tra il ministro degli Esteri russo, Sergej Lavrov, e l’omologo iraniano Hossein Hossein Amir-Abdollahian, sugli attacchi degli Stati Uniti e del Regno Unito in Yemen. Per Enrico Folgori, presidente di Feoli (Federazione Europea della Logistica Integrata), «il blocco del Canale di Suez rischia di avere effetti devastanti per la nostra economica, perché Suez è un passaggio fondamentale per i commerci italiani. Da lì transitano infatti il 40% del commercio in entrata e in uscita dall’oriente, il 12% dei traffici globali e 70mila navi ogni anno». C’è dell’altro, «si creerebbero devastanti effetti sulla nostra economia: i prezzi aumenterebbero, i tassi di interesse salirebbero, persino gli obiettivi del Pnrr sarebbero a rischio».