Nella notte attacco contro basi dei ribelli nello Yemen

Dopo l’attacco, le minacce. «Il nostro paese è stato sottoposto ad una massiccia aggressione da parte di navi, sottomarini e aerei da guerra. L’America e la Gran Bretagna devono prepararsi a pagare un prezzo pesante e a sopportare tutte le terribili conseguenze di questa palese aggressione». Così, dunque, ha commentato il viceministro degli Esteri dei ribelli Houthi, Hussein Al-Ezzi, la decisione di Washington e Londra di attaccare diverse basi dei ribelli Houthi nello Yemen. L’operazione ha ricevuto il sostegno di altri paesi, tra cui l’Australia, ed è stata motivata dai recenti attacchi degli Houthi alle navi commerciali in transito nel Mar Rosso. Un altro portavoce dei ribelli ha assicurato che il gruppo non cesserà di «prendere di mira le navi legate a Israele nel Mar Rosso». La mossa non è piaciuta all’Iran, che ha «fermamente condannato gli attacchi di Usa e Gran Bretagna contro varie città in Yemen»; critiche anche dalla Turchia. Stati Uniti, Regno Unito e gli alleati coinvolti hanno spiegato in una dichiarazione congiunta che l’obiettivo «resta quello di allentare le tensioni e ripristinare la stabilità nel Mar Rosso, ma «non esiteremo a difendere vite umane e a garantire il libero flusso del commercio in una delle vie navigabili più critiche del mondo, di fronte alle continue minacce». La Russia ha chiesto una riunione urgente del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite. Il Cremlino, attraverso il portavoce Dmitri Peskov, ha definito «illegittimi» gli attacchi dal «punto di vista del diritto internazionale». Ma il portavoce della Nato, Dylan White, ha sostenuto che «erano difensivi e miravano a preservare la libertà di navigazione in una delle rotte marittime più importanti del mondo».