L’Istat analizza come il Paese ha reagito alla pandemia fra il 2020 e il 2021

L’Istat torna, con uno studio appena pubblicato, sul periodo più complicato per il nostro Paese, ma, più in generale, per tutte le economie, vale a dire il 2020 e il 2021, quando ci si è trovati ad affrontare gli effetti della pandemia da Covid-19. Con riferimento al 2021, l’Istat segnala la crescita del numero delle posizioni lavorative nel settore privato extra-agricolo, misurato con almeno un’ora di lavoro retribuita nel corso dell’anno: si è passati da 18,3 milioni a 19,5 milioni. In crescita anche il numero dei lavoratori, passato da 14,9 milioni a 15,4 milioni. Gli effetti si sono sentiti sulle ore lavorate e sulle ore retribuite, i cui valori mediani sono rispettivamente di 905 ore e di 1.058 ore; nonostante la crescita, il 2021 si è comunque chiuso al di sotto dei livelli del 2019. Guardando alle retribuzioni lorde annue, il valore mediano, in aumento del 3,6%, si ferma a 12.139 euro. Ai livelli più bassi, però, il valore delle retribuzioni lorde annue si riduce dell’8,5%. In termini di occupati, il punto di svolta si è registrato fra aprile e maggio del 2021, quando si è ritornati ai livelli del 2019, dopo la perdita del Covid. La differenza massima si è registrata a metà del 2020, con circa 488mila posti di lavoro in meno, mentre a fine anno il saldo, seppure negativo, si era comunque ridotto a 124mila unità. Il 2021 si è chiuso con 600mila posizioni lavorative in più.