La candidatura di Michel alle elezioni europee apre nuovi scenari. Un’occasione per Viktor Orban?

Rebus già risolto, pur di non vedere Viktor Orban seduto sullo scranno di presidente del Consiglio europeo al posto di Charles Michel? Facciamo un passo indietro: la candidatura del presidente del Consiglio europeo, Charles Michel, alle europee, che si terranno a giugno, ha già un effetto indesiderato sulle istituzioni di Bruxelles, e non solo. Michel si candida alle prossime elezioni europee per «perseguire» la propria carriera politica di semplice membro del Parlamento. Scelta encomiabile, peccato che si tratta di un ritiro prematuro dall’incarico, in scadenza il 30 novembre di quest’anno, che costringe ad anticipare le manovre per sostituirlo, senza avere alcuna certezza su quale schieramento politico vincerà alle elezioni del 2024. Sull’esito delle prossime elezioni europee l’incertezza regna più che sovrana. Inoltre, tutti i “dimissionari anticipati”, come Timmermans e Vestager, ad esempio, non hanno avuto grande fortuna. In quel caso, peggio per Michel.

Il punto, invece, è un altro e cioè che, in caso di mancato accordo – che deve arrivare in tempo per il 16 luglio, giorno del giuramento dei nuovi eurodeputati a Strasburgo – sul sostituto di Charles Michel, a prenderne il posto ad interim da Regolamento sarà il premier Viktor Orban, in quanto capo del governo del Paese, l’Ungheria, che da luglio 2024 avrà la presidenza semestrale del Consiglio. Uomo che con l’Ue governata da un paradigma politico ostile al sovranismo, in effetti, mal si concilia. Ironia della sorte, Charles Michel si candida «per difendere un’Europa forte e potente, capace di prendere decisioni sovrane», rischiando però di essere sostituito nell’incarico attuale da da un leader sovranista ed euroscettico, contrario allo scontro con Putin. Una aperta contraddizione.
Una soluzione con nome e cognome già ci sarebbe e si chiama Mario Draghi, intorno al quale c’è la candidatura già avanzata dal presidente francese Emmanuel Macron. Resta il fatto, però, che la tempistica scelta dal belga Michel ha sorpreso tanti, sia per l’incerta sostituzione sia perché potrebbe costringere, ad esempio, Ursula von der Leyen – con la quale non scorre da sempre buon sangue – a scoprire le carte in anticipo su una sua possibile candidatura a capo della Commissione.