Dopo l’Iran lancio di missili dalla Corea del Nord alla Corea del Sud

Le cattive notizie, come quelle buone, non arrivano mai da sole. Dopo l’attentato compiuto mercoledì scorso nei pressi del cimitero di Kerman nel sud-est dell’Iran, attentato poi rivendicato dall’Isis che ha causato 89 vittime, stamattina un altro pessimo risveglio: la Corea del Sud ha ordinato un’evacuazione ai civili delle isole di Yeonpyeong e di Baengnyeong, dopo che la Corea del Nord ha sparato circa 200 proiettili di artiglieria al largo della sua costa occidentale. Seul ha reagito alle cannonate sparando a sua volta proiettili veri in direzione del confine conteso con Pyongyang.
Come nel caso dell’Iran, anche per la Corea vi è un fuoco incrociato di accuse: Kim Jong-un chiede di aumentare la produzione di lanciamissili, gli Stati Uniti vedono Mosca dietro agli attacchi alla Corea del Sud e la accusano ancora di aver bombardato l’Ucraina con missili balistici di Pyongyang. L’Iraq ha accusato la coalizione anti-jihadista, guidata dagli Stati Uniti, di un attacco che ha ucciso un alto comandante e altri due membri di una fazione filo-iraniana a Baghdad. Soltanto ieri, il segretario di stato statunitense, Antony Blinken, ha iniziato un nuovo viaggio diplomatico in Medio Oriente per cercare di evitare un allargamento della guerra a Gaza, dopo l’uccisione del numero due di Hamas in Libano e l’attentato con doppia bomba in Iran. Si tratta della quarta missione diplomatica dall’inizio della guerra tra Israele e Hamas, mirata ad evitare il conflitto possa coinvolgere l’intero Medio Oriente. Se ne parla molto, ma alla fine la pace sembra non affascinare o convincere più nessuno.