Dal Libano, Hezbollah minaccia apertamente Israele
Teheran promette vendetta, a poche ore dalla duplice esplosione che ha causato almeno 100 morti e 210 feriti, lungo la strada che porta al cimitero di Kerman, dove si stavano recando centinaia di persone in “pellegrinaggio” sulla tomba di Qassem Soleimani, il comandante della Forza Qods dei Guardiani della Rivoluzione, nell’anniversario della sua morte, avvenuta in un attacco statunitense nel 2020, a Baghdad, in Iraq. «Gli odiosi criminali» riceveranno una «risposta severa e una giusta punizione», ha assicurato la Guida suprema iraniana, Ali Khamenei, addossando la responsabilità ai «nemici diabolici della nazione iraniana». Che si trova al centro di una situazione che si sta facendo sempre più calda, in Medio Oriente: solo qualche ora prima, era stato ucciso in un attacco il numero due di Hamas, Salah al-Arouri, mentre si trovava a Beirut, in Libano, roccaforte della milizia libanese filo-iraniana Hezbollah. Che ha prontamente accusato Israele. «Il crimine di Israele non resterà impunito», ha promesso il leader Hezbollah, Hasan Nasrallah, in un discorso infuocato. «Se pensa di condurre una guerra contro il Libano, la nostra lotta sarà senza limiti e senza regole: andremo fino in fondo». Sullo sfondo, prosegue il lavoro diplomatico degli Stati Uniti, che puntano a stemperare le tensioni nella regione, al fine di evitare un’escalation che potrebbe complicare il già difficile quadro internazionale: il segretario di Stato statunitense, Antony Blinken, visiterà in queste ore diversi Paesi dell’area, incluso Israele.