Israele-Hamas, l’Egitto sospende la sua mediazione

Decine di morti, nell’ordine delle centinaia stando a diverse fonti, numerosi feriti. È il bilancio di quello che le autorità iraniane ritengono essere stato un attacco terroristico, avvenuto oggi nei pressi della tomba a Kerman di Qasem Soleimani, generale iraniano ucciso nel raid aereo statunitense del 3 gennaio 2020. Secondo i media locali, le esplosioni, che si sono verificate durante una cerimonia di commemorazione, sono state provocate da ordigni nascosti in due borse e attivati da remoto. Intanto, l’indomani dell’uccisione, annunciata nel tardo pomeriggio di ieri, del numero due di Hamas, Salah al-Arouri, in un attacco a Beirut, capitale del Libano, crescono le apprensioni per un allargamento del conflitto in Medio Oriente. Sebbene Israele non abbia rivendicato l’operazione, l’Iran ha criticato duramente l’accaduto, lo stesso ha fatto il gruppo libanese Hezbollah. Hamas ha accusato a sua volta Israele e come osserva il New York Times, che cita un funzionario statunitense, l’attuale situazione potrebbe bloccare, almeno in via temporanea, le trattative sul rilascio di ostaggi. Un primo effetto in questa direzione c’è stato: l’Egitto ha formalmente informato Israele di un passo indietro nella mediazione nei negoziati sugli ostaggi. Il quadro è dunque complesso e si muove la comunità internazionale. «È essenziale – è quanto ad esempio sostenuto dal presidente francese, Emmanuel Macron, in una conversazione telefonica con il ministro israeliano del gabinetto di guerra Benny Gantz, riferita dall’Eliseo nelle ultime ore – evitare qualsiasi atteggiamento di escalation, soprattutto in Libano».