Proseguono le operazioni militari nella Striscia di Gaza

Mentre le operazioni militari di Israele nella Striscia di Gaza proseguono senza sosta, l’attenzione si sposta anche al confine nord, dove crescono le tensioni con il gruppo libanese Hezbollah, per cui l’esercito israeliano viene definito in “stato di massima allerta”. Ma nelle ultime ore si è registrato un inasprimento sul fronte diplomatico, al di là del conflitto vero e proprio. Le parole di ieri del presidente turco Recep Tayyip Erdogan («Quello che fa Netanyahu non è da meno rispetto a quello che ha fatto Hitler», aveva detto durante una cerimonia ad Ankara) non sono passate sottotraccia. Dapprima era stato lo stesso premier israeliano Benjamin Netanyahu a replicare, sostenendo di «non accettare prediche» da un leader – questo il ragionamento – «che commette un genocidio tra i curdi e che si è aggiudicato il record mondiale di arresti di giornalisti contrari al suo regime». In seguito è stato il ministro degli Esteri, Eli Cohen, ad affondare il colpo: «L’ambasciatore israeliano non tornerà» ad Ankara «fin quando Recep Tayyip Erdogan sarà presidente della Turchia». Nello specifico Cohen ha affermato che quello di Erdogan è stato un «comportamento irresponsabile», accusando poi il leader turco di «schierarsi con Hamas». «Credo sia stato dimostrato che era giusta la decisione che ho preso di richiamare per consultazioni l’ambasciatrice israeliana in Turchia» (circostanza avvenuta il 19 ottobre), ha quindi osservato il ministro degli Esteri israeliano. Cohen ha infine definito Erdogan un «ingrato» alla luce degli aiuti umanitari che Israele ha garantito alla Turchia a seguito del terremoto che colpì il paese a febbraio, causando migliaia di morti e ingenti danni.