Uno degli obiettivi è quello di scongiurare lo scivolamento verso la povertà estrema

Una delle categorie sulle quali è opportuno soffermarsi con attenzione, in quanto di non immediata identificazione, è quella che rimanda alla condizione di svantaggio. Si tratta, in primo luogo, delle persone con disturbi mentali, prese in carico dai servizi sociosanitari; sono ricompresi anche gli ex degenti di ospedali psichiatrici. Una seconda categoria è quella delle persone in carico ai servizi sociosanitari o sociali con certificata disabilità fisica, psichica e sensoriale, non inferiore al 46%; sono persone che necessitano di cure e di assistenza domiciliare integrata, semiresidenziale, di supporto familiare o inseriti in percorsi assistenziali integrati. Altra tipologia è quella delle persone con problematiche connesse a dipendenze patologiche, comprese alcool e gioco, o con comportamenti di abuso patologico di sostanze; anche queste persone devono essere inserite in programmi di riabilitazione e cura non residenziale presso i servizi sociosanitari. Fra le persone in condizione di svantaggio, si ritrovano inoltre le vittime di tratta, in carico ai servizi sociali o sociosanitari, e le vittime di violenza di genere in carico ai servizi sociali o sociosanitari in forza di un provvedimento dell’Autorità giudiziaria o inserite nei centri antiviolenza o nelle case rifugio. Altra categoria è quella delle persone ex detenute, ma solo nel primo anno successivo al fine pena, o ammesse alle misure alternative alla detenzione e al lavoro esterno in carico ai competenti uffici per l’esecuzione penale. Più ampia l’altra categoria che parla di persone individuate come portatrici di specifiche fragilità sociali, inserite in strutture di accoglienza o in programmi di intervento in emergenza alloggiativa, sempre in carico ai servizi sociali. Una categoria a sé stante è quella delle persone senza fissa dimora o in condizione di povertà estrema, che vivono in strada, in dormitori notturni o che sono in procinto di uscire da strutture di protezione, cura o detenzione, in carico ai servizi sociali, anche in forma integrata con il Terzo settore. L’ultima categoria è quella dei giovani di età compresa fra i 18 e i 21 anni che vivono fuori dalla famiglia di origine in seguito ad un provvedimento dell’Autorità giudiziaria, con conseguente collocazione in comunità residenziali o in affido etero-familiare, a fronte di un concreto rischio di scivolamento verso condizioni di povertà e di esclusione sociale. Anche in questo caso, si tratta comunque di persone in carico ai servizi sociali o sociosanitari. Il decreto ministeriale apre alla possibilità di individuare in futuro ulteriori categorie.