di Francesco Paolo Capone, Segretario Generale Ugl

La legge di Bilancio per il 2024, confermando il taglio del cuneo fiscale, procede in senso positivo verso un concreto aiuto ai lavoratori dipendenti, penalizzati dall’inflazione in un contesto economico particolarmente difficile. L’auspicio è che questa misura possa diventare strutturale, ed è apprezzabile, in tal senso, l’impegno del Presidente della Commissione Finanze della Camera, Marco Osnato. Perché aumentare il potere d’acquisto dei lavoratori a reddito medio basso, puntando sulla leva fiscale, significa attuare una politica realmente sociale, consentendo a tanti cittadini di mantenere un tenore di vita adeguato. Dal punto di vista dell’Ugl è fondamentale che il taglio del cuneo contributivo sia inversamente proporzionale al reddito della persona, per accrescere il salario mediano dei lavoratori italiani, nell’ottica della giustizia sociale e del contrasto alle diseguaglianze. Senza considerare, poi, che il taglio del cuneo fiscale dei dipendenti, oltre ad aiutare i lavoratori stessi e le loro famiglie, genera effetti benefici sull’intero sistema economico-sociale. Bisogna, infatti, tener conto dell’impatto complessivo di questa misura. Innanzitutto, quando i lavoratori dipendenti hanno più soldi a disposizione, sono in grado di acquistare beni e servizi in modo più consistente, alimentando la domanda interna e contribuendo alla crescita economica, con ricadute positive sulle imprese ed in particolare su settori chiave come i servizi, il commercio al dettaglio, l’industria manifatturiera. Ridurre il peso del fisco sul lavoro dipendente significa, poi, immettere liquidità nell’economia agevolando, così, anche l’accesso al credito e alle risorse per le aziende. Infine, la riduzione delle imposte che pesano sulla busta paga dei dipendenti può fungere da incentivo per l’ingresso nel mercato del lavoro di quanti ne sono attualmente esclusi, perché quando la pressione fiscale è meno onerosa e gli stipendi sono più consistenti, le persone attualmente prive di un impiego sono maggiormente motivate a cercare e mantenere un’occupazione, contribuendo così a ridurre la disoccupazione, quindi il peso dell’assistenza pubblica, migliorando la stabilità economica complessiva. Per tutte queste ragioni è fondamentale che il taglio del cuneo fiscale sul lavoro dipendente diventi organico e definitivo. Certo, una complessiva politica dei redditi non può fondarsi solo su un – pur necessario – intervento statale sul peso del fisco. Occorre anche maggiore cooperazione dal lato delle parti sociali, migliori relazioni industriali, un nuovo patto tra capitale e lavoro, basato sul rinnovo dei contratti collettivi e sulla partecipazione dei lavoratori alla gestione delle imprese, per realizzare un autentico risorgimento industriale. Il taglio del cuneo resta, comunque, una tappa importante in un percorso virtuoso.