Dal Patto di stabilità ai migranti, prove di cambiamento in Ue

Ieri in Ue sono stati siglati due importanti patti, considerati «storici»: in mattinata tra Parlamento e Consiglio Ue il Patto per la migrazione e l’asilo, pacchetto legislativo proposto dalla Commissione europea a settembre 2020. L’intesa dovrà essere confermata dagli ambasciatori degli Stati membri nell’Ue (Coreper) e dalle commissioni parlamentari competenti. Nel pomeriggio, il Consiglio dell’Ue riunito in videoconferenza nel formato Ecofin, ha concordato il nuovo Patto di stabilità e crescita «con regole che sono equilibrate, realistiche e adatte alle sfide presenti e future», secondo quanto annunciato dalla presidenza di turno spagnola. In sostanza, la velocità di aggiustamento del deficit strutturale primario per i Paesi in procedura per deficit eccessivo – come l’Italia – sarà pari allo 0,4% del Pil all’anno, con possibilità di riduzione allo 0,25% in caso di estensione del piano di rientro da 4 a 7 anni. Quanto al Patto per la migrazione, sono stati concordati cinque distinti regolamenti Ue per condividere la gestione dei flussi di asilo e migrazione tra gli Stati membri, anche in caso di crisi migratoria. La maggioranza al Governo si è dichiarata soddisfatta degli accordi raggiunti, compresi i vicepresidenti del Consiglio. Le minoranze, invece, quelle per l’accoglienza a prescindere, quelle che hanno accettato e difeso il vecchio Patto di Stabilità, nonostante stesse portando molti Paesi, tra cui l’Italia, ad un azzeramento di servizi essenziali, si sono dichiarate molto scontente, preconizzando un futuro di austerità. Qualcosa che conoscono e hanno sostenuto in passato con grande convinzione.