L’obiettivo è quello di individuare un percorso verso la libertà economica della donna

Sul tema sono tutti d’accordo, come pure sull’urgenza di intervenire rapidamente per inviare un chiaro segnale all’opinione pubblica; sul come farlo, però, si registrano delle perplessità diffuse. È questo, in sintesi, quanto emerso durante l’audizione delle rappresentanti di Cgil, Cisl e Ugl in presenza e della Uil da remoto, da parte della Commissione lavoro della Camera dei deputati. Oggetto del confronto, tre proposte di legge volte ad introdurre dei percorsi agevolati per favorire l’assunzione delle donne vittime di violenza domestica o di genere. Le tre proposte di legge, due dalla maggioranza ed una dall’opposizione, sono molto simili, tanto è vero che i sindacati hanno chiesto di arrivare comunque ad una proposta unificata. In tutti i casi, si punta, infatti, su un sistema di incentivi per le imprese e sull’inserimento delle donne vittime di violenza nel novero delle categorie cui si applica la normativa sul collocamento obbligatorio. Il riferimento è alla legge 68 del 1999 che nasce per favorire l’occupazione delle persone con disabilità, ma che, successivamente, allarga il suo campo di applicazione a tutta una serie di categorie svantaggiate. Proprio su questo aspetto si è aperto un dibattito, in quanto se, da una parte, si avrebbe una rapida soluzione, dall’altra, si rischierebbe di perdere il senso stesso dell’intervento, per cui sarebbe meglio un provvedimento legislativo ad hoc.